di Avv. Marzia Coppola
“Possiamo farlo anche in Italia? Temo che lei stia approfittando del patrimonio mio e della mia famiglia”
“Buongiorno Avvocato, io e la mia fidanzata viviamo in Italia e siamo italiani. Vorrei chiederle di sposarci, ma non ho ancora trovato il coraggio perché temo che lei stia approfittando del patrimonio mio e della mia famiglia. Temo che se mai dovessimo lasciarci lei ambirebbe solo a tenere quanti più beni e denaro per sé. Ho letto di coppie dello spettacolo che in America hanno sottoscritto contratti prematrimoniali per tutelarsi. Possiamo farlo anche noi? In che cosa consiste di preciso?”
Il patto prematrimoniale è un accordo con il quale i coniugi concordano le sorti della coppia in caso di divorzio. In breve: due persone, prima di sposarsi, individuano come regolamentare i loro rapporti nell’ipotesi nella quale il matrimonio dovesse finire (chi terrà che cosa, chi rimarrà nella casa coniugale con i figli, come saranno divise le proprietà, chi eventualmente dovrà mantenere l’altro e via dicendo). In questo modo, quando l’amore arriva al capolinea, ci saranno poche ragioni per le quali litigare perché le linee di comportamento e di gestione del patrimonio saranno già individuate e a quelle ci si dovrà necessariamente attenere. Il giudice ne prenderà atto e obbligherà i coniugi a rispettare quanto tra loro concordato. Senza via di scampo, grazie a minuziosi accordi.
In Italia, invece, i patti prematrimoniali – attualmente – sono considerati nulli dal codice civile che li esclude espressamente. Nel nostro Paese, infatti, non esiste una legge che li regolamenti.
Verrebbe, quindi, da pensare che se i futuri coniugi italiani – a prescindere da quello che dice la legge – decidessero di sottoscrivere un patto prematrimoniale, questo sarebbe completamente inutile per la regolamentazione dei loro rapporti e nessuno ne terrà mai conto. In realtà, un accordo sottoscritto dalle parti prima del matrimonio avrà sempre un importante valore probatorio in caso di fine del matrimonio. Questo vuol dire che quando marito e moglie si troveranno a litigare e a rivendicare i propri punti di vista, beni e diritti, il giudice, chiamato a pronunciarsi sulla separazione e sul divorzio, non potrà del tutto disinteressarsi a quanto i coniugi avevano concordano. Questo perché tali accordi rappresentano una fotografia (una prova appunto) delle abitudini della vita familiare, del contributo economico e del lavoro domestico programmato da entrambi e previsto per ciascuno e così via.
Dunque il giudice, anche se non si atterrà al contenuto dell’accordo pedissequamente proprio perché in Italia questi patti sono vietati, ne terrà conto come “linea guida” per prendere le proprie decisioni e magari anche per proporre alle parti una soluzione transattiva. Nel far questo, sarà certamente agevolato dal fatto di aver a disposizione una descrizione di come la coppia ha vissuto, di quali erano le rispettive posizioni in caso di fine del rapporto e di conoscere a che cosa concordemente hanno deciso di dare più importanza.
In conclusione, quindi, in una società caratterizzata dal continuo cambiamento e da unioni matrimoniali brevi, è lungimirante stipulare un contratto prematrimoniale che, seppure non potrà avere l’incidenza che ha in altri Paesi, certamente eviterà almeno qualche inutile e temeraria discussione.