{"id":1360,"date":"2018-08-31T00:00:00","date_gmt":"2018-08-30T22:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2018\/08\/31\/affido-legge-pillon-comunicatori-e-mediatori-una-soluzione-peggiore-del-problema\/"},"modified":"2018-08-31T00:00:00","modified_gmt":"2018-08-30T22:00:00","slug":"affido-legge-pillon-comunicatori-e-mediatori-una-soluzione-peggiore-del-problema","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2018\/08\/31\/affido-legge-pillon-comunicatori-e-mediatori-una-soluzione-peggiore-del-problema\/","title":{"rendered":"Affido: Legge Pillon, comunicatori e mediatori. Una soluzione peggiore del problema"},"content":{"rendered":"

Il disegno di legge introduce nuove figure ma replica uno schema fallimentare che gi\u00e0 si \u00e8 consolidato nella prassi, con il ricorso sempre pi\u00f9 frequente a consulenti tecnici. Serve invece un intervento legislativo che restituisca il primato degli operatore del settore, giudici e avvocati in primis.,Ma c’\u00e8 davvero bisogno della “legge Pillon”? La domanda nasce dalla considerazione che nel nostro ordinamento vige, da oltre 12 anni, in tema di affidamento dei minori, la legge n. 54\/06, meglio conosciuta come “legge sull’affido condiviso”: un’ottima legge, che, nella sua illuminata formulazione, realizza gi\u00e0’ pienamente quel “best interest of child” richiamato pi\u00f9 volte (con inutile espressione anglosassone) dai legislatori (ruspanti) di nuovo conio.,E’ per\u00f2 la sua applicazione ad aver prodotto, negli anni, soluzioni sterili – e in certi casi pure dannose – al superamento della conflittualit\u00e0 genitoriale. Accade, infatti, che i giudici, forse troppo oberati dal moltiplicarsi del contenzioso familiare, deleghino la “decisione” delle cause ai consulenti tecnici (i cosiddetti CTU), psicologi o psichiatri che siano. Il consulente tecnico viene nominato dal giudice non solo per la descrizione clinica delle vicende, ma anche per trovare la soluzione sul regime di affidamento, sul collocamento e sui ritmi della vita del minore. Ovvero sullo stesso oggetto della decisione giudiziaria.,Si \u00e8 cos\u00ec arrivati all’assurdo di CTU che durano anni e che propongono soluzioni il pi\u00f9 delle volte inapplicabili, non risolutive, se non addirittura fuorvianti, che il magistrato recepisce (spesso acriticamente) in sentenza. Si ha, in questo modo, una decisione che, nei fatti, viene emessa da un soggetto che non \u00e8 il giudice e che, in sede giudiziaria, \u00e8 inevitabilmente suscettibile di critica, con conseguente aumento del conflitto. Non possono infatti essere i soli test di personalit\u00e0 e le indagini cliniche a dire al giudice, salvo che si sia in presenza di una conclamata patologia, come decidere sulle esigenze quotidiane delle famiglie separate, rispetto alle quali \u00e8 invece necessaria la definizione, da parte del giudice, di regole chiare per quel singolo nucleo.,Ed ecco allora fare ingresso, in questo stato di cose, il ddl Pillon che, senza minimamente analizzare gli “errori applicativi” che hanno snaturato il senso e l’obbiettivo della legge sull’affido condiviso, ripropone il medesimo schema fallimentare: inserisce tra la famiglia e il suo giudice nuove figure professionali (i mediatori e i coordinatori) e li investe di funzioni e di ruoli potenzialmente assai confusivi, tali da rendere ancora pi\u00f9 lungo, faticoso e costoso un iter che si vorrebbe giustamente abbreviare.,Dagli psicologi e dagli psichiatri qualificati, iscritti nell’albo dei CTU, si passa, dunque, a figure di area anche socio-pedagogica se non addirittura giuridica (il mediatore e il coordinatore), alle quali si attribuisce un ruolo assoluto, svincolandole persino da ogni verifica e spazio di contraddittorio. Esattamente come accade oggi con il servizio sociale incaricato dal Tribunale per i Minorenni. Dunque potenzialmente foriero di gravi storture. Basti pensare al diritto del mediatore di “cacciare” dalle sue sedute i difensori (art. 3.5), come se il diritto delle persone alla difesa fosse un inutile ornamento, e all’art. 6.7, che impone ai difensori e ai genitori di “collaborare lealmente” con il mediatore, secondo quella nozione di “collaborativit\u00e0” pelosa propria dell’attivit\u00e0 del servizio sociale. E’ anche terribilmente fastidiosa l’idea che sia “libera” la scelta dei genitori di avvalersi del coordinatore genitoriale: ma dov’\u00e8 la libert\u00e0 quando i genitori, grazie a Pillon, sono gi\u00e0 giocoforza inseriti in questo sistema di “mediazione”, “collaborazione, coordinazione”? Addirittura poi, il coordinatore (figura del tutto da definire), avrebbe precisi compiti terapeutici, quale la garanzia del rapporto tra figli e genitori.,Le CTU sono costose e non risolutive? La “soluzione Pillon” \u00e8 ancora peggio. Perch\u00e9 non dovrebbero decidere direttamente gli stessi giudici (che hanno l’esperienza di centinaia di cause l’anno) e invece soluzioni strepitose, immediate ed equilibrate dovrebbero uscire dal cilindro di figure non specializzate quali mediatori, coordinatori e avvocati con pi\u00f9 di dieci cause all’anno di diritto familiare? Ma hanno senso gli automatismi nella suddivisione dei giorni del bambino con l’uno e con l’altro genitore? Non \u00e8 meglio che sia il giudice a fare un lavoro sartoriale su ogni famiglia che \u00e8 diversa da ogni altra? O meglio ancora negli studi degli avvocati super specializzati che possono pi\u00f9 dei mediatori, dei coordinatori e degli avvocati con 10 cause all’anno, trovare soluzioni nell’interesse dei minori e non dei genitori?,Le famiglie in difficolt\u00e0, in conclusione, non hanno bisogno di nuove e diverse figure socio \u2013 pedagogiche \u2013 assistenziali; necessitano, invece, della certezza del diritto e della immediatezza della decisione: ci vogliono vere e automatiche sanzioni, anche economiche, quando ci sono comportamenti scorretti, alienanti e inadempienti. La certezza del diritto, anche nell’isola comunque lambita dal diritto stesso (quale \u00e8 la famiglia secondo Iemolo) \u00e8 garanzia di legalit\u00e0 e disincentiva i comportamenti scorretti che, invece, proliferano in un sistema confusivo e segmentato. ,Il mediatore “Superman”, disegnato dal ddl Pillon, che con il suo intervento sbaraglia conflitti insanabili, cancella storiche e radicate suddivisioni dei ruoli genitoriali e divide perfettamente a met\u00e0 figli, case e mantenimento, sembra pi\u00f9 il personaggio fantastico di un videogame creato da Disney che la ponderata riflessione di una classe politica responsabilmente legiferante. Che, more solito, fa dell’interesse del minore un mezzo e non il fine. ,Forse, pi\u00f9 che del “ddl Pillon”, si avverte forte, nella societ\u00e0 civile, l’esigenza di un serio e composto intervento legislativo che qualifichi meglio le figure professionali che si occupano dell’ “isola famiglia”: solo la specializzazione degli operatori del settore \u2013 primi fra tutti giudici e avvocati \u2013 potr\u00e0 concretamente realizzare quel “contenimento del conflitto genitoriale” in funzione del “superiore interesse dei minori” che pare ancora molto lontano dall’essere raggiunto. Soprattutto con il ddl Pillon.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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