{"id":1388,"date":"2014-08-09T00:00:00","date_gmt":"2014-08-08T22:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2014\/08\/09\/caro-finto-amico-mi-hai-amato-solo-per-egoismo\/"},"modified":"2014-08-09T00:00:00","modified_gmt":"2014-08-08T22:00:00","slug":"caro-finto-amico-mi-hai-amato-solo-per-egoismo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2014\/08\/09\/caro-finto-amico-mi-hai-amato-solo-per-egoismo\/","title":{"rendered":"Caro finto amico mi hai amato solo per egoismo"},"content":{"rendered":"

Caro amico,,\u00e8 proprio cos\u00ec che ti spacciavi agli amici e conoscenti che volevano sapere se stavamo insieme. In effetti, erano increduli dinanzi all’incolmabile distanza tra il mio sguardo, nudo e perso nel tuo, e quei tuoi occhi, blu come il pi\u00f9 lontano degli abissi, gelidi e impenetrabili a qualsiasi forma di luce, di vita. ,E amica, era l’aggettivo che per anni hai destinato a me. ,Una parola che ancora oggi, dovunque la senta pronunciare, risuona sorda e insistente nel mio cuore, come un’eco implacabile. Che distrugge i pensieri e smuove i ricordi.,Dovr\u00f2 assistere ancora qualche volta al susseguirsi delle stagioni prima di riacquistare la lucidit\u00e0 per comprendere appieno che l’amicizia \u00e8 il pi\u00f9 potente dei sentimenti, e non l’impulso malsano e perverso al quale mi avevi abituato.,Ho dovuto fare i conti per anni con l’ago della bilancia, la cui inesorabile discesa andava di pari passo con il precipitare della mia autostima.,Notti buie e interminabili sono dovute passare prima che il bagliore della luna riuscisse finalmente a far luce sulla cruda realt\u00e0 e a mostrarmi chi avevo realmente davanti.,Un amico? Un uomo? Un amante? No. Niente di umano, niente di paragonabile a chi \u00e8 dotato di anima. ,Un abile stratega, forse, che con lucidit\u00e0 feroce ogni giorno attuava le sue tattiche di annientamento. E con grande successo. ,Ero rapita dal tuo grande interesse per me. Ero commossa dalle tue attenzioni ossessive. Ti ero grata delle critiche per ogni dettaglio. Mi sentivo al centro del tuo mondo per la voglia che avevi di rendermi migliore. La migliore. Criticavi, con grazia e persino ironia, ogni atteggiamento del mio dire e del mio fare. Anche del mio vestire.,Ma pi\u00f9 venivo sminuita da te, e pi\u00f9, destabilizzata e confusa, a te mi legavo. Pi\u00f9 venivo umiliata, e pi\u00f9 ti ero riconoscente: da amico quale eri, cercavi di rendermi perfetta, pensavo e credevo. ,Ma quale amico si comporta di notte come il pi\u00f9 possessivo e fugace degli amanti, e di giorno, ora lo posso dire, come il pi\u00f9 spietato dei boia?,Quale amico si mostra presente e attento, cos\u00ec rendendosi indispensabile all’altro, quasi convincendolo della sua pi\u00f9 completa inutilit\u00e0 e facendolo per sempre schiavo del proprio gioco perverso?,Quale amico pu\u00f2 essere cos\u00ec malvagio da mettersi completamente a nudo, dal confessare all’altra ogni suo dolore, paura, frustrazione, all’unico scopo di suscitare in lei il senso di colpa? Colpa per essere stata pi\u00f9 fortunata, per aver vissuto una vita serena, circondata da tutti quegli affetti di cui il carnefice, a suo dire, aveva dovuto fare a meno.,S\u00ec, perch\u00e9 ora penso che sia stato questo \u2013 la gioia bieca di essere il mio carnefice – l’unico motivo per il quale, nell’evanescente luce di quell’alba irlandese, hai deciso di raccontarmi della depressione di tuo padre, del buio che ha avvolto la sua vita fin dalla tua nascita e dei suoi innumerevoli tentativi di trovare la luce altrove. O del senso di colpa che ti ha attanagliato fin dai tuoi primi anni di vita, convinto come eri di essere il responsabile del suo dolore. E di quello di tua madre, che se quel giorno avesse avuto un po’ pi\u00f9 di pelo sullo stomaco avrebbe potuto seguire il suo istinto, arrestare quel battito tenace che sentiva dentro di s\u00e8, lasciare suo marito e rifarsi una vita.,E’ stato dunque solo per soggiogarmi per sempre a te, che quella notte, piangendo come un bimbo al quale nessuno aveva mai asciugato le lacrime, mi hai pregato di salvarti, di permetterti di saziarti di me.,Un “permesso” che, ovviamente, ti ho concesso incondizionatamente, destabilizzata come ero in quel limbo dove mi avevi gettata: un limbo fatto di confusione mista a gratitudine per il nobile compito che mi avevi assegnato. Un territorio nel quale i tuoi viscidi sistemi “educativi” mi avevano resa frustrata, triste, tormentata e insicura. ,Tuttavia, non riuscivo a dare un nome a quel sentimento incontenibile che mi cresceva dentro, e che tu continuavi a chiamare amicizia. Ma mi avevi donato la tua fiducia, rendendomi l’unica custode del tuo “io” pi\u00f9 profondo, e io non potevo non dimostrarti di essere all’altezza dell’incarico ricevuto.,Del resto, tu conoscevi bene le mie debolezze, il mio perpetuo bisogno di sentirmi necessaria e indispensabile per qualcuno, la mia ossessione di saziarmi dell’immagine di me che vedevo riflessa negli occhi degli altri. Di tutto questo ti sei sfamato, come il pi\u00f9 feroce dei predatori fa con la pi\u00f9 indifesa delle vittime. Io., Inerme, come sa essere solo chi ama perdutamente, cio\u00e8 al punto da perdere la concezione di s\u00e8.,Disarmata, come chi trascorre le sue giornate nell’attesa spasmodica di quel fremito irrinunciabile che c’\u00e8 nell’unione carnale di due corpi. ,Debole, come chi riesce a sentirsi viva solo sotto l’effetto stupefacente dell’essere posseduta da un altro corpo, dell’abbandonarsi completamente al piacere dell’altro, unica fonte del proprio piacere.,Volevo vivere tra le carezze del nemico, senza percepirne la crudelt\u00e0. Ero maltrattata dalla violenza delle tue parole e del tuo fare, e mi sentivo importante.,Esattamente come ogni carnefice conosce alla perfezione la sua preda, tu conoscevi tutto di me. Da amico quale ti eri finto per anni, eri riuscito a guadagnarti la mia fiducia senza sconti. A entrare dentro quel nucleo pi\u00f9 profondo che rappresenta l’epicentro di ogni essere umano: quel nocciolo che ognuno di noi dovrebbe custodire gelosamente come il pi\u00f9 intimo dei segreti e preservare da qualunque ingerenza esterna.,Io non l’ho fatto.,E cos\u00ec, mi sono assuefatta, prima alla tua violenza mentale, poi al tuo egoismo, via via trasformatosi in disinteresse, indifferenza.,Ho iniziato a considerare normali i tuoi silenzi. Quei silenzi pi\u00f9 aggressivi di ogni forma di violenza fisica, pi\u00f9 destabilizzanti e crudeli di ogni parola, pi\u00f9 dolorosi di ogni lacrima. Sempre ostinata nello starti accanto, certa dell’onest\u00e0 di quel sentimento di “amicizia speciale e inspiegabile” di cui ogni giorno ti fregiavi, della sincerit\u00e0 delle parole che continuavi a ripetermi ossessivamente, e cui io continuavo a credere, nel mio delirio di rovina.,E cos\u00ec ho fatto, anche quando i silenzi si sono trasformati in assordante indifferenza. Anche quando quel corpo caldo, che per pochi istanti ogni notte rappresentava la mia linfa vitale, si \u00e8 trasformato in un gelido blocco di marmo, ancor pi\u00f9 pregiato perch\u00e9 per me impenetrabile.,Non mi \u00e8 bastato nemmeno essere buttata via. E per ben tre volte. ,Anche se mi obbligavi a una perenne e distruttiva competizione con altre donne, se mi umiliavi con le tue fughe affettive, dettate da un’ossessiva attrazione per il nuovo, alla fine tornavi da me. E a me questo bastava. Anche se l’unica rassicurazione che eri in grado di offrirmi era la certezza che io non rappresentavo per te “un’amica come le altre”: ero molto di pi\u00f9, l’unico essere sulla terra in grado di “farti ridere come non avveniva nemmeno da bambino”, l’unica capace di “far bene alla (tua) anima”, l’unica che ti aveva finalmente permesso di sentirti “vivo”. Mi bastavano queste tristi consolazioni, anche se sapevo che dopo poco avresti ricominciato ad avvelenarmi con quell’opera di denigrazione e svalutazione che io, credendo amore e volont\u00e0 di migliorarmi, ormai consideravo normale.,Sono dovuta arrivare all’esasperazione per riuscire a liberarmi di te e del tuo gioco crudele. Mi sono dovuta sentire respinta sessualmente per capire che non ero pi\u00f9 disposta a sopportare. ,Se, infatti, sono riuscita senza difficolt\u00e0 a tollerare di sentirmi usata da te, di essere lo strumento del tuo fulmineo piacere quotidiano, non ho potuto accettare di sentirmi trasparente, inutile a tal punto da non poter rappresentare pi\u00f9 nemmeno il tuo momento di piccolissimo sfogo giornaliero. Se non sono riuscita ad ascoltare il mio cervello, maltrattato dalla tua perversione, almeno sono stata in grado di sentire il mio corpo e di affidarmi alle sue pretese. Un corpo giovane e desiderabile, che non poteva essere annientato dalla violenza del rifiuto.,E l’incubo \u00e8 finito.,A quel punto, \u00e8 bastato un attimo per staccarmi da te. Per cogliere finalmente quella spavalda leggerezza del tuo essere, quell’egoismo irriducibile, reso ancora pi\u00f9 inquietante dalla superficialit\u00e0 di chi \u00e8 incapace di amare; di chi rifugge a tal punto anche solo il suono di questa parola, da dover ricorrere ad altri termini per definire il sentimento che da sempre anima la vita di ogni uomo. Di chiunque sia degno di essere chiamato tale.,A quel punto, \u00e8 stato pi\u00f9 che naturale cercare di restituire finalmente alle parole “amore”, “coppia”, ma soprattutto “amicizia”, il loro vero significato. E ti ho lasciato. ,La tua mai amica,<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Caro amico,,\u00e8 proprio cos\u00ec che ti spacciavi agli amici e conoscenti che volevano sapere se stavamo insieme. In effetti, erano increduli dinanzi all’incolmabile distanza tra il mio sguardo, nudo e perso nel tuo, e quei tuoi occhi, blu come il pi\u00f9 lontano degli abissi, gelidi e impenetrabili a qualsiasi forma di luce, di vita. ,E … Leggi tutto<\/a><\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":0,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[5],"tags":[19],"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/abdp.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/1388"}],"collection":[{"href":"https:\/\/abdp.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/abdp.it\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/abdp.it\/wp-json\/wp\/v2\/users\/1"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/abdp.it\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=1388"}],"version-history":[{"count":0,"href":"https:\/\/abdp.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/1388\/revisions"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/abdp.it\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=1388"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/abdp.it\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=1388"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/abdp.it\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=1388"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}