{"id":1434,"date":"2012-03-05T00:00:00","date_gmt":"2012-03-04T23:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2012\/03\/05\/signore-teniamoci-strette-larticolo-la\/"},"modified":"2012-03-05T00:00:00","modified_gmt":"2012-03-04T23:00:00","slug":"signore-teniamoci-strette-larticolo-la","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2012\/03\/05\/signore-teniamoci-strette-larticolo-la\/","title":{"rendered":"Signore, teniamoci strette l’articolo “la”"},"content":{"rendered":"

Gentile signora Nedda Gil\u00e8, il Sallusti ha chiesto ai collaboratori di trasmettere la Sua lettera \u00aballa Bernardini de Pace\u00bb affinch\u00e9 Le rispondesse. Nessuno ha avuto esitazioni nell’identificarmi; n\u00e9 tanto meno qualcuno ha pensato di riferirsi a me come \u00abla giornalista Bernardini de Pace\u00bb o \u00abl’avvocato Bernardini de Pace\u00bb o, tanto meno, Annamaria Bernardini de Pace. In tutti e tre i casi avrebbero perso solo del tempo inutile, per arrivare al medesimo risultato: capirsi tra loro e informare me delle Sue pungenti e simpatiche doglianze. Io, peraltro, non mi sono sentita n\u00e9 offesa, n\u00e9 sminuita, n\u00e9 desiderosa di puntualizzare. Come a suo tempo invece ha fatto \u00abil ministro Elsa Fornero\u00bb indignata di sentirsi appellare solamente \u00abla Fornero\u00bb. Io sono felice che nel mio studio i miei collaboratori mi chiamino, addirittura, con affettuosa riverenza, la Bdp. A Milano, del resto, dovremmo sentirci tutte umiliate e maltrattate, giacch\u00e9 \u00e8 consuetudinario dire \u00abchiama l’Annamaria\u00bb, anzich\u00e9 \u00abchiama Annamaria\u00bb, come avviene certamente a Roma e forse a Torino. Tenderei a escludere che romani e torinesi siano pi\u00f9 riguardosi dei milanesi verso le donne, sol perch\u00e9, in linea di massima, evitano di anteporre l’articolo ai nomi propri o ai cognomi. N\u00e9 i milanesi possono essere giudicati irrispettosi delle donne, dal momento che, per abitudine e senza alcuna discriminazione, enunciano \u00abil Pietro\u00bb e \u00abl’Ambrogio\u00bb o \u00abil Brambilla\u00bb. Ma raccontano pure delle ville \u00abdel Berlusconi\u00bb e non necessariamente \u00abdi Berlusconi\u00bb. Non riesco dunque davvero a capire come un articolo preposto direttamente al cognome di una donna, senza la specificazione del nome o del ruolo ricoperto, possa essere percepito come sminuente della dignit\u00e0 o non confermativo dell’identit\u00e0 personale e professionale. Forse le rimostranze sono da inquadrarsi in una deriva femminista, che fa della presunta discriminazione di genere ancora una infruttuosa polemica. Per quanto divertente, come in questo caso. Se infatti i giornalisti, ma anche tutti i cittadini, usano celebrare \u00abla\u00bb Fornero e non \u00abil\u00bb Monti, il motivo \u00e8 da ricercarsi pi\u00f9 nella memoria etnica e dialettale di chi parla, cio\u00e8 in una semplificazione eufonica, che non in un lessico volutamente screditante. D’altra parte la Duse, la Magnani, ma pure la Merkel o la Marcegaglia, mai si sono risentite di un articolo, solo oggi con questo sobrio governo, giudicato improprio e riduttivo. Forse perch\u00e9 loro stesse consapevoli che il Carducci, l’Alighieri, il Manzoni e l’Ariosto mai se ne dolsero; e nessuno di noi ha mai pensato di offenderli, in tal modo richiamandoli nella storia della letteratura. Anzi. Il definire chiunque con il solo cognome e un articolo, sta a provare che quella persona ha ottenuto il lasciapassare della storia o della cultura. Di ci\u00f2 dovrebbe essere fiero, non essendosene mai lamentato, come invece la Fornero, per come \u00e8 chiamato (Ignazio) La Russa. Quanti architetti o artisti di oggi, d’altra parte, vorrebbero essere definiti con un bell’articolo davanti al loro cognome, come si fa da sempre con il Brunelleschi o il Bernini? Certo, pronunciare \u00abil Sallusti\u00bb per ora appare leggermente cacofonico; sar\u00e0 tuttavia un gesto d’onore per lui, il citarlo in questo modo, quando avr\u00e0 scritto tante odi appassionate come il Petrarca. Purtroppo alcune donne sono ancora tanto fresche di oneri e onori, per saper accogliere tutto ci\u00f2 che le riguarda con disinvoltura e lievit\u00e0: ci sono diffidenza, sospetto, un po’ di paura e un po’ di permalosit\u00e0, che suggeriscono loro critiche e distinzioni non sempre opportune e a volte un po’ ridicole. Fa parte del gioco; e ogni donna \u00e8 libera di segnalare come meglio crede la propria differenza o la propria uguaglianza nel confronto con l’uomo. Altrettanto liberi sono, per\u00f2, i giornalisti di usare gli articoli per chi, quando e dove vogliono, senza tema di essere scorretti o attentatori della dignit\u00e0 di chicchessia Anzi. Avranno il consenso e la gratitudine delle donne festose, ironiche e coscienti del proprio valore, per nulla in competizione con i maschi: queste donne, infatti, apprezzeranno come omaggio quell’articolo \u00abla\u00bb davanti al loro cognome. In pratica, un articolo da regalo alla femminilit\u00e0. Una consonante e una vocale che forse possono salvarci dallo scomparire nel magma indifferenziato della deprimente uguaglianza a tutti i costi. Con ossequio, signora Gil\u00e8 (per il Suo cognome, ha ragione lei: \u00abla Gil\u00e8\u00bb, sarebbe confusivo) la Bernardini de Pace.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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