{"id":1464,"date":"2011-05-04T00:00:00","date_gmt":"2011-05-03T22:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2011\/05\/04\/la-coppia-di-fatto-scoppia-in-tribunale\/"},"modified":"2011-05-04T00:00:00","modified_gmt":"2011-05-03T22:00:00","slug":"la-coppia-di-fatto-scoppia-in-tribunale","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2011\/05\/04\/la-coppia-di-fatto-scoppia-in-tribunale\/","title":{"rendered":"La coppia di fatto scoppia in Tribunale"},"content":{"rendered":"

Nietzsche giudicava il matrimonio “la forma pi\u00f9 menzognera dei rapporti sessuali, ed \u00e8 per questo che gode dell’approvazione delle coscienze pure”. Se oggi egli potesse perfezionare il suo pensiero, dovrebbe tenere conto di un significativo cambiamento sociale: i matrimoni diminuiscono, ma aumenta progressivamente il numero delle libere convivenze. Dunque, Nietzsche potrebbe azzardare l’ipotesi che la gente sia meno menzognera, oppure che matrimonio e convivenza siano la stessa cosa. Ma potrebbe uscire del tutto dal recinto del suo assioma e valutare, una volta per tutte, che i rapporti sessuali non richiedono pi\u00f9 alcuna cornice legittimante. In realt\u00e0 di dove, come, quando e con chi fare sesso non importa pi\u00f9 di tanto a nessuno, se non a qualche PM. La libert\u00e0 sessuale \u00e8 diventata un diritto individuale, che i giovani cercano di conquistare al pi\u00f9 presto, per non sentirsi dei paria, tanto che alcune statistiche segnalano la media dei 12 anni di et\u00e0 quale soglia dell’esperienza relativa. Una volta, nell’incontro tra due persone, si partiva dalla comunicazione dei sentimenti, dei progetti, dell’esperienza, della propria specificit\u00e0 per arrivare, pi\u00f9 in generale dopo il matrimonio, all’incontro sessuale. Il matrimonio anche per l’importante influenza cattolica – aveva, appunto, la funzione di legittimare, nel chiuso della coppia coniugale, ogni reciproco entusiasmo dei corpi. Oggi che il sesso \u00e8 diventato la prima e pressoch\u00e9 indispensabile forma di conoscenza tra le persone, dopodich\u00e9 c’\u00e8 la reciproca affannosa e confusa ricerca dei rispettivi sentimenti, il matrimonio ha perso la sua matrice sociale di ufficializzazione e accettazione del sesso tra adulti. I quali, invece, nel segno dell’affermazione dei diritti individuali e della libert\u00e0, tendono piuttosto a decidere di convivere senza formalismi. Questa \u00e8 la forza della democrazia, che \u00e8 propulsiva di tante libert\u00e0 e suggerisce alle persone di creare e inventarsi nuovi modi di vivere. Anche l’amore. Negli anni sessanta, la modulazione variegata della struttura familiare, che oggi vediamo e in parte apprezziamo, sarebbe stata impensabile: anche perch\u00e9 la libera convivenza non solo non era praticata, ma in precisi casi addirittura vietata e sanzionata. Il concubinato, appunto, era reato, se coinvolgeva chi era gi\u00e0 sposato. Dopo gli anni settanta, la riforma del diritto di famiglia, l’introduzione del divorzio, una pi\u00f9 profonda attenzione all’affettivit\u00e0 e la trasformazione della relazione tra genitori e figli, hanno cambiato il costume e il sentire sociale. Il matrimonio \u00e8 diventato a tal punto un affare privato da essere persino considerato inutile: \u00e8 l’amore che legittima un’unione, senza necessit\u00e0 di formali convenzioni e, tantomeno, delle maglie della legge. C’\u00e8 peraltro chi sceglie la libera unione per un ideale preciso, e chi \u00e8 costretto a sceglierla perch\u00e9, per esempio, in attesa di divorzio. Ma anche chi non vuole perdere i vantaggi di un precedente matrimonio: la pensione, le aspettative ereditarie, un assegno divorzile, la copertura assicurativa. Ci sono i conviventi che, pur volendosi sposare, non lo fanno per non deludere i figli preoccupati di vedersi ridotte le quote ereditarie. Ci sono anche quelli che hanno paura di scegliere, credendo che la convivenza sia pi\u00f9 reversibile del matrimonio. Ci sono poi gli omosessuali, che hanno nella convivenza una strada priva di alternative, non avendo l’opzione del matrimonio. In tutti i casi, tuttavia, ci sono gli stessi pregi, difetti e rischi rappresentati e determinati dall’assenza di un regolamento giuridico. Che tuttavia \u00e8, quasi sempre, il voluto punto di partenza della decisione di convivere. No matrimonio, no regole. Se non si vuole per\u00f2 che lo Stato invada il privato sentimentale, non si pu\u00f2 pretendere di essere dallo Stato protetti e garantiti, quando il sentimento esplode nel risentimento. E, invece, le coppie di conviventi comprano case, risparmiano, costruiscono insieme un tenore di vita. Quando, infine, amore e denaro confliggono fino a distruggersi reciprocamente, c’\u00e8 sempre uno dei due che chiede alla giustizia di trattare quel “quasi matrimonio”, come fosse un vero matrimonio. Ma la disciplina legale del matrimonio (e dunque del divorzio) \u00e8 fondata su di una serie precisa di diritti e di doveri, che i liberi conviventi hanno abiurato proprio nel momento stesso in cui hanno voluto esprimere il diritto di libert\u00e0 \u2013 costituzionalmente garantito \u2013 di affrancare la loro vita affettiva da qualsiasi schema giuridico. Fatto sta, che i Tribunali pullulano ormai di “quasi divorzi”; e molti conviventi si rendono, quindi, conto che il rifiutare le regole non salva dalle cause. Si risparmia il denaro del ricevimento matrimoniale, dell’abito e delle bomboniere, ma c’\u00e8 il rischio di pagare, al momento del distacco, tante azioni giudiziarie quanti sono i problemi irrisolti in gioco: nella separazione coniugale figli, casa e denaro sono regolati da un unico giudice, mentre i conviventi dovranno trovarsi un giudice per ogni problema da superare. Una donna convivente ma molto abile, pu\u00f2 tuttavia \u2013 se vuole – salvarsi in extremis: finito l’amore, deve pretendere il matrimonio riparatore!<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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