{"id":1467,"date":"2011-04-09T00:00:00","date_gmt":"2011-04-08T22:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2011\/04\/09\/lanello-al-dito-non-fa-la-felicita-delle-donne\/"},"modified":"2011-04-09T00:00:00","modified_gmt":"2011-04-08T22:00:00","slug":"lanello-al-dito-non-fa-la-felicita-delle-donne","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2011\/04\/09\/lanello-al-dito-non-fa-la-felicita-delle-donne\/","title":{"rendered":"L’anello al dito non fa la felicit\u00e0 (delle donne)"},"content":{"rendered":"
Le donne sposate, quanto meno tra ventiduemila persone nel mondo intervistate dai sociologi dell’universit\u00e0 di Colonia, dichiarano di essere pi\u00f9 felici delle non sposate. Pare infatti che la loro autostima sia nutrita e gratificata dal fatto di \u00abaverlo convinto\u00bb al grande passo; cosa che, a loro parere, non sono riuscite a fare le non sposate, conviventi o single. La coppia coniugata, dunque, sarebbe pi\u00f9 felice, anche per il maggior grado di soddisfazione della donna. Se confrontiamo questo dato con quello delle separazioni, dal quale apprendiamo che la domanda \u00e8 proposta nella percentuale del 76% dalle mogli, non possiamo che concludere giudicando la donna il motore di tutto. Del fare e del disfare. Del cantare e del suonare. Tuttavia, voglio raccontare di Renzo e Lidia, sposi da cinquantasei anni. Ieri era l’anniversario di nozze; a un’amica che faceva loro gli auguri e i complimenti per la resistenza della coppia, Lidia ha risposto: \u00abCerto, ci sono i pro e i contro a restare insieme per tanto tempo. Ma il problema fondamentale \u00e8 che “il contro” \u00e8 lui, sempre quello, lo stesso per tutta la vita\u00bb. Dunque, per ritornare allo studio dei sociologi di Colonia, e alle risposte, pu\u00f2 sembrare che alle donne piaccia pi\u00f9 l’idea del matrimonio che non il partner di per s\u00e9. E che, quindi, sia altrettanto gratificante decidere di separarsi, quando del partner non se ne pu\u00f2 pi\u00f9. Salvo che si tratti di un fantastico e rarissimo Renzo. E di un’ironica, ma tenace, Lidia. \u00c8 indubitabile che la considerazione del matrimonio sia significativamente cambiata negli ultimi trent’anni. In proporzione, peraltro, ai mutamenti giuridici, sociali e personali della donna. Che non ha pi\u00f9 come unico e fondamentale obiettivo il matrimonio, perch\u00e9 raggiungimento dello status sociale e della sicurezza economica. Anzi. Le donne oggi sono molto motivate all’affermazione dell’\u00abio\u00bb, pi\u00f9 che del \u00abnoi\u00bb. Alla strutturazione diversificata della propria identit\u00e0 e dell’autonomia economica, pi\u00f9 che all’idea della formazione di un presepe familiare. Al punto che molte donne privilegiano, spesso in zona Cesarini, pi\u00f9 la maternit\u00e0, anche con mezzi autonomi, che non la coppia. La coppia, invero, \u00e8 il pi\u00f9 serio problema dei nostri tempi. La famiglia ha dichiarato lo stato di crisi, proprio quando il sentimento \u00e8 diventato la variabile dell’unione coniugale. I diritti, anche emotivi, del singolo ormai prevalgono sull’istituzione familiare e sui reciproci doveri. Hanno poco da essere contente quelle signore che si stimano per \u00abaverlo convinto\u00bb: non \u00e8 una garanzia di felicit\u00e0, perch\u00e9 dietro l’angolo c’\u00e8 sempre, appostata e determinata, una donna pi\u00f9 giovane, e pi\u00f9 spregiudicata, che lo pu\u00f2 convincere a lasciare la strada vecchia per la nuova. In realt\u00e0, pi\u00f9 delle donne sposate e pi\u00f9 delle conviventi, sembrano molto rilassate ed entusiaste le \u00absole\u00bb, sia per scelta sia per destino. Condividere \u00e8 bello, dicono, ma anche gravoso e condizionante. Se non sei in coppia non devi rendere conto; non \u00e8 d’obbligo coinvolgere, chiedere e dare; non devi negoziare e non scendi a compromessi; hai diritto di cambiare programma, anche televisivo; puoi non parlare se non hai voglia e se hai voglia telefoni; non devi ridere alle barzellette patetiche; nessuno ti occupa il bagno; puoi russare serena senza subire il russare e le rimostranze dell’altro. C’\u00e8 la libert\u00e0 di avere una o cento storie, a debita distanza, e finch\u00e9 si \u00e8 felici di coltivare quel sentimento. Non \u00e8 vero che una scapola soffra la solitudine pi\u00f9 di un’ammogliata: ci sono tante donne che aspettano il marito tutto il giorno, per cenare in silenzio e dormire da estranei. Ce ne sono altrettante che vivono la cosciente mortificazione del tradimento quotidiano. Altre ancora, fanno finta di non accorgersi che il creduto principe azzurro \u00e8 un emerito idiota. C’\u00e8 dunque da domandarsi come possano affermare di essere pi\u00f9 felici delle non sposate, quelle donne del sondaggio tedesco. Forse, con la tipica solidariet\u00e0 femminile, volevano provare l’ebbrezza di essere invidiate dalle loro simili \u00absoltanto\u00bb conviventi. Forse erano da poco tornate dal viaggio di nozze; forse avevano ancora tra le mani la pistola fumante del convincimento; probabilmente l’idiota, il traditore, il depresso indossavano ancora l’abito azzurro del principe. Certamente erano in fase di rodaggio e non avevano fatto tutti i tagliandi del matrimonio, non potendosi cos\u00ec rendere conto dei costi gravosi dell’unione coniugale nel ventunesimo secolo. Un tempo nel quale uomini e donne, convinti di parlare la stessa lingua e di convivere sul medesimo piano di parit\u00e0 sociale, sono invece sempre pi\u00f9 sconosciuti gli uni alle altre. Sempre pi\u00f9 portati a coltivare obiettivi antitetici. Sempre meno disposti a mediare i rispettivi egoismi. Pi\u00f9 insofferenti e meno curiosi dell’altro. Senza dubbio c’\u00e8 molta responsabilit\u00e0 della donna, che ha rotto gli argini al fiume in piena del suo nuovo conquistato modo di essere. Ma, bisogna davvero dirlo, gli uomini non sono proprio capaci di nuotare.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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