{"id":1520,"date":"2010-04-03T00:00:00","date_gmt":"2010-04-02T22:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2010\/04\/03\/la-donna-in-carriera-normale-che-sia-tradita\/"},"modified":"2010-04-03T00:00:00","modified_gmt":"2010-04-02T22:00:00","slug":"la-donna-in-carriera-normale-che-sia-tradita","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2010\/04\/03\/la-donna-in-carriera-normale-che-sia-tradita\/","title":{"rendered":"La donna in carriera? Normale che sia tradita"},"content":{"rendered":"

Se la domanda \u00e8 \u00abvuoi accettare il successo professionale, in cambio di una grave umiliazione?\u00bb, la maggior parte delle donne cosiddette \u00abarrivate\u00bb ha gi\u00e0 avuto la risposta nei fatti della propria vita. Purtroppo. Indipendentemente dall’essere o no disponibili a negoziare lo scambio. Non solo in America, dove il dibattito sul tema \u00e8 in grande fermento, ma in questo momento soprattutto in Europa e, in particolare, in Italia. L’affermazione professionale delle donne nel nostro Paese \u00e8 un dato in sensibile ascesa solo negli ultimi 20-30 anni. Prima, la notoriet\u00e0 e il successo derivavano dall’esser moglie di un personaggio pubblico, o attrice, cantante o artista in genere. La donna che sceglieva di essere medico, scienziato, avvocato, giudice o addirittura manager, salvo rarissime eccezioni, teneva un profilo bassissimo, vuoi per scelta, vuoi per necessit\u00e0, vuoi per cultura tradizionale. La famiglia, gi\u00e0 formata o da formarsi, in ogni caso, aveva la priorit\u00e0 su qualsiasi altro obiettivo. Questo stato di cose non disturbava gli uomini che, anzi, ne traevano vantaggio sia in casa, sia sui luoghi di lavoro. In seguito, le donne hanno cominciato a sovvertire le loro personali gerarchie di valori, hanno capito che l’autonomia economica vale di pi\u00f9 dello status sociale di moglie. La separazione coniugale, in macroscopica progressiva diffusione, con le sue incerte e precarie conseguenze, ha indotto le pi\u00f9 dignitose a confidare in se stesse piuttosto che sulla giustizia e sui mariti. Soprattutto, poi, \u00e8 emersa tutta l’energia e la straordinaria volont\u00e0 di rivalsa delle figlie della parte pi\u00f9 sana della cultura femminista. E con loro, finalmente, il merito e la capacit\u00e0 delle donne, la possibilit\u00e0 di competere alla pari con gli uomini. Senza rivendicazioni o linguaggio guerrigliero. Con l’orgoglio personale del merito e della competenza, con l’intelligenza di capire che la fatica \u00e8 un onore e non una condanna. In questo percorso personale e sociale, le donne hanno sofferto a lungo, e alcune ne patiscono ancora, di una sorta di tristezza; quella che deriva dall’esperienza dolorosa dell’ingiustizia nel confronto con gli uomini, con ci\u00f2 che loro hanno potuto avere e hanno sempre nel territorio lavorativo, malgrado regole generali e garantiste che non prevedono distinzioni di sesso. \u00c8 un sentimento amaro, che delude, ma non crea malanimo verso i colleghi maschi. Perch\u00e9 le nuove generazioni di donne non sono pi\u00f9 condizionate psicologicamente dall’invidia del pene, non si sentono danneggiate dalla mancanza di quest’organo sessuale e formano il loro carattere senza la metaforica invidia verso l’altro sesso. Invece, in rapporto di proporzionalit\u00e0 inversa, alla diminuzione dell’invidia femminile verso il maschio corrisponde la nascita e l’aumento esponenziale dell’invidia del maschio verso la femmina. Perch\u00e9 la donna, oggi, minaccia e pregiudica l’ancestrale senso di superiorit\u00e0 dell’uomo. Non si pu\u00f2 ancora parlare di invidia della vagina – bench\u00e9 la psicoanalisi dovrebbe essere rifondata a questo punto -, ma certamente per le donne qualcosa di simile al gusto della rivincita c’\u00e8. Con il retrogusto amarissimo, per\u00f2, della vendetta del maschio frustrato, che colpisce alle spalle quando l’invidia, anzich\u00e9 nei luoghi di lavoro, s’insinua, strisciante, velenosa e poi violenta, nella coppia. Non ce la fanno gli uomini a reggere il confronto in casa e fuori con una donna che guadagna di pi\u00f9, ha pi\u00f9 successo, \u00e8 ammirata, ricercata, riconosciuta, lodata. Non arrivano a capire che dovrebbero sentirsi privilegiati per essere stati scelti e per continuare a essere amati e accuditi in esclusiva da una donna pubblicamente ammirata. No. Cominciano col diventare insicuri, perdono l’autostima, si sentono inadeguati. Hanno sbalzi d’umore, alternandosi tra la depressiva autocommiserazione e l’aggressivit\u00e0 denigratoria. Svalutano la partner e ne mettono in luce difetti e comportamenti, mai sottolineati prima dei suoi traguardi e del trionfo professionale. Mettono in discussione i sentimenti, la coppia stessa, il progetto di vita. Sino a voler infliggere alla partner una grave umiliazione riequilibratrice. Quale miglior occasione di un vigliacco tradimento? Possibilmente con una donna molto inadeguata – personalmente e socialmente -, magari ignorante tanto quanto disponibile, esperta di maquillage su di s\u00e9 invece che di ristrutturazioni aziendali o di sofisticate operazioni chirurgiche. Naturalmente giovanissima, ossequiente e ricca solo di tante richieste, soprattutto sessuali. Una signorina inconsapevole delle intervenute conquiste femminili sociali e giuridiche, ma allenata nelle conquiste erotiche. In sostanza l’esatto contrario della scomoda e impegnata compagna di vita. Che sar\u00e0 umiliata pubblicamente, perch\u00e9 giudicata da tutti sostituibile da una nullit\u00e0. E cos\u00ec finisce che le donne pi\u00f9 apprezzate, senza mai averlo voluto, si trovano ad avere barattato il marito col proprio merito. Questo \u00e8 il costo altissimo del successo, bellezza!<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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