{"id":1532,"date":"2010-01-13T00:00:00","date_gmt":"2010-01-12T23:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2010\/01\/13\/si-al-divorzio-lamposalva-chi-divorzia\/"},"modified":"2010-01-13T00:00:00","modified_gmt":"2010-01-12T23:00:00","slug":"si-al-divorzio-lamposalva-chi-divorzia","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2010\/01\/13\/si-al-divorzio-lamposalva-chi-divorzia\/","title":{"rendered":"S\u00ec al divorzio lampo:salva chi divorzia"},"content":{"rendered":"

Le cose, sulla carta della legge, stanno cos\u00ec: prima di divorziare \u00e8 necessaria una sentenza di separazione giudiziale o un verbale omologato di separazione consensuale; dopodich\u00e9 devono trascorrere 3 anni dalla prima comparizione dei coniugi davanti al Presidente del Tribunale e, finalmente, pu\u00f2 darsi impulso al divorzio. Che, a sua volta, pu\u00f2 essere consensuale o giudiziale. Se consensuale, i futuri ex coniugi depositano un ricorso concordato con i rispettivi legali e, dopo 6-8 mesi, compaiono di nuovo in Tribunale per confermare l’accordo. Se, invece, non c’\u00e8 condivisione sul divorzio, n\u00e9 sulle condizioni, si d\u00e0 inizio a un vero e proprio processo. Nel migliore dei casi possibili, cio\u00e8 se c’\u00e8 accordo, dal momento della decisione di separarsi al momento della sentenza di divorzio non possono passare meno di 4 anni: 3 anni per legge, 6 mesi per avere l’udienza di separazione e altrettanti per quella di divorzio. Quando, invece, il conflitto \u00e8 bollente, i tempi si allungano a dismisura. Faccio un esempio: lui vuole divorziare il pi\u00f9 tardi possibile (sa che la legge non gli consente di opporsi al divorzio, ma sa anche che la procedura civile gli permette tattiche dilatorie) perch\u00e9 la moglie \u00e8 ricchissima e confida che nelle more del processo lei possa persino morire, cosicch\u00e9 egli possa ereditare quantomeno la quota legittima del patrimonio di lei. Non c’\u00e8 problema per il nostro: finger\u00e0 una lunga trattativa pre-giudiziale per poi non accordarsi all’ultimo e costringere la consorte al deposito del ricorso giudiziale. All’udienza fissata, a 6 mesi dal deposito del ricorso, l’aspirante ereditiero non si presenter\u00e0, mandando un certificato medico, e il Presidente, obbligato a esperire il tentativo di conciliazione delle parti, non potr\u00e0 non concedergli almeno un rinvio, che in media \u00e8 di 3 mesi, giacch\u00e9 il tempo non dipende solo dal tipo di malattia ma anche dall’affollamento del ruolo del giudice. Il nostro avr\u00e0 cos\u00ec conquistato almeno un anno e nove mesi. Dopodich\u00e9, potr\u00e0 ottenere ancora dai 2 ai 7 anni prima della sentenza di separazione, salvo che nel frattempo non vi sia stata la cosiddetta sentenza parziale. In tal caso il divorzio si potrebbe avere in circa 5 anni, a meno che le sentenze parziali non siano appellate e portate in cassazione. In questo caso, per quanto si sia cercata la via breve, il divorzio non ci sar\u00e0 mai prima di 10 anni. Frequenti tuttavia sono i casi di 18-20 anni, con figli nel frattempo divenuti maggiorenni e futuri ex coniugi diventati nonni attempati. E’ a tutti evidente come questa logica (in)civile e processuale imprigioni i diritti, i sentimenti, il racconto personale di vita delle persone; \u00e8 altrettanto evidente come ogni anno molte decine di migliaia di queste storie affollino inutilmente i percorsi, gi\u00e0 contorti e intasati, dei tribunali italiani. A corollario di questa situazione ci sono migliaia di seconde e terze famiglie non legittimate, miriadi di figli cresciuti nel conflitto, beni in comunione fatti sparire e, soprattutto, la sensazione dell’ingiustizia, per ciascuno, sia di poter sequestrare sia di essere sequestrato a vita, con l’aiuto dello Stato e delle sue leggi. Credo di essere statisticamente pi\u00f9 convincente dell’Istat quando dico che almeno il 70% dei cittadini interessati al divorzio non accetta il significato della separazione. Significato che, nel nostro ordinamento, \u00e8 racchiudibile nelle sole possibilit\u00e0 di potere ripensarci oppure di non voler divorziare mai, per convinzioni religiose. Quest’anno a maggio saranno esattamente 40 anni dall’introduzione del divorzio in Italia. La civilt\u00e0 giuridica e sociale ha completamente assimilato l’idea di divorzio come ipotesi possibile di conclusione del progetto coniugale. Pur con il dolore che porta con s\u00e9, il divorzio non \u00e8 pi\u00f9 giudicato con toni scandalizzati, n\u00e9 l’imposto “triennio” di riflessione tra separazione e divorzio segnala numeri significativi di riconciliazioni. In realt\u00e0, in quegli anni, si litiga moltissimo per contendersi soldi e figli, dando lo stesso valore agli uni e agli altri, tanto da costituire sovente merce di scambio alla pari. Un orrore fomentato dai lunghissimi tempi processuali e dagli eccessivi garantismi della legge. Devastazioni possibili quando la legge viene piegata ai sentimenti negativi delle parti in causa. Nel disastro, \u00e8 auspicabile che i termini di legge tra separazione e divorzio vengano ridotti. Come suggeriscono diverse proposte di legge presentate tra l’aprile 2008 e il marzo 2009. A mio parere sarebbe molto pi\u00f9 interessante e risolutivo, invece, che divorziare fosse possibile da subito, su accordo delle parti, in alternativa alla separazione consensuale. Questa sarebbe una decisione bipartisan, a favore sia dei laici sia dei religiosi. E’ del tutto illiberale la pretesa dei cattolici di escludere il divorzio ab origine solo per difendere il vincolo, pretendendo che si arrivi a poco a poco, ma possibilmente mai, a reciderlo definitivamente. In questi 40 anni il termine interlocutorio e di eventuale ripensamento si \u00e8 progressivamente accorciato; il ridurlo a un anno costituirebbe l’ennesimo compromesso ipocrita e zuccheroso, discriminatorio comunque dei diritti di chi non \u00e8 religioso, di chi non ha figli e di chi, per esempio, \u00e8 stato sposato un anno e deve aspettarne 4 per tornare libero. Azzerati i tempi di attesa e posto il divorzio come alternativa alla separazione, i coniugi spenderebbero la met\u00e0, gli avvocati avrebbero met\u00e0 delle cause da trattare e i giudici anche. Immagino le discussioni, gli emendamenti, i convegni e le relazioni che si faranno su queste proposte di legge, solo apparentemente riduttive dei tempi. Per l’ennesima volta si finir\u00e0 o con il non farne nulla o con il dare il solito contentino ai garantisti di una presunta e simbolica famiglia che oramai non esiste pi\u00f9 da tempo. Ma non hanno mai pensato, i nostri parlamentari, che i problemi del divorzio si potrebbero superare agevolmente, ancora, con l’introduzione nel nostro ordinamento dei patti prematrimoniali? Non c’\u00e8 niente di meglio per due persone che accordarsi sul futuro nel momento massimo di godimento spirituale e fisico. Dopodich\u00e9, decisa l’opportunit\u00e0 di divorziare, non ci sarebbe altro da fare che applicare le sagge pre-visioni. Con buona pace di giudici e avvocati. Ma ancora pi\u00f9 furbo sarebbe l’eliminare dal codice civile quegli articoli per cui vengono garantite quote di riserva agli eredi legittimi. Quale coniuge potrebbe mai impegnare soldi e tempo per allungare il processo, ove non ci fosse una precisa aspettativa ereditaria? E non dica qualcuno che questa sarebbe un’interessante e interessata legge ad personam!<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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