{"id":1534,"date":"2009-12-30T00:00:00","date_gmt":"2009-12-29T23:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2009\/12\/30\/basta-col-vittimismo-la-riforma-non-e-donna\/"},"modified":"2009-12-30T00:00:00","modified_gmt":"2009-12-29T23:00:00","slug":"basta-col-vittimismo-la-riforma-non-e-donna","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2009\/12\/30\/basta-col-vittimismo-la-riforma-non-e-donna\/","title":{"rendered":"Basta col vittimismo: la riforma non \u00e8 donna"},"content":{"rendered":"

Basta, donne, con questa lagna. Non se ne pu\u00f2 pi\u00f9 di sentire il lamento “l’uomo non ci lascia fare”, “gli uomini ci boicottano”, “il maschio \u00e8 padrone”. Questo fare antistorico di indossare l’abito della vittima, per creare attenzione, pietas e solidariet\u00e0, fa veramente orrore e offende le donne. Tutte quelle consapevoli della propria dignit\u00e0 e della ormai indiscussa parit\u00e0 giuridica e sociale. Ma anche quelle che ancora sono vittime dell’ignoranza propria e della violenza altrui. Le sole che vittime si possano ancora definire. Per il resto, abbiamo conquistato qualsiasi cosa volessimo. Come dice Feltri, le donne oggi hanno la parit\u00e0 anche numerica in professioni che per millenni sono state esclusivamente maschili (medico, avvocato, magistrato, politico). E ci\u00f2 nel nostro paese hanno fatto in pochi decenni: il diritto di voto \u00e8 del 1946; il primo avvocato donna (in Svizzera) \u00e8 del 1900; il primo magistrato donna del 1964. La parit\u00e0 giuridica coniugale del 1975. Negli ultimi cinquant’anni sono state varate miriadi di leggi per tutelare la donna come madre, casalinga, lavoratrice. Ci sono stati innumerevoli interventi legislativi, contro la violenza domestica, a favore della procreazione assistita e persino della non procreazione. Comitati, movimenti, ministeri sulle pari opportunit\u00e0 sono nati come “gremlins”. Nel 2006 \u00e8 uscito, addirittura, il Codice delle pari opportunit\u00e0 tra uomo e donna, in materia di diritto del lavoro, che raccoglie le norme che vietano la discriminazione, impongono l’istituzione delle apposite commissioni di controllo, definiscono l’attivit\u00e0 del comitato per l’imprenditoria femminile. Nel testo vengono pignolescamente elencate e censurate le varie forme di discriminazione (ivi comprese le molestie sessuali) che le donne non devono subire, nell’accesso al lavoro, nella retribuzione, attivit\u00e0 lavorativa e carriera; nell’accesso alle prestazioni previdenziali; agli impieghi pubblici, alle carriere militari. Ci sono poi vari decreti legislativi che individuano forme di finanziamento dedicato, in particolare, al lavoro femminile. Ma come pu\u00f2, il Ministro Carfagna, di fronte a questa clamorosa prova di protezionismo, finanche eccessivo, affermare che “il potere \u00e8 maschio” e che le riforme si possono fare con l’amore. A parte il fatto che si potrebbe obiettare come l’amore crei pi\u00f9 danni delle strategie politiche \u2013 se non altro ricordando in quanti cosiddetti amori si debba parlare di guerra, vendetta e tradimento \u2013 dove \u00e8 scritto che una donna non possa aspirare ai vertici e conquistarli? Basti pensare alla Marcegaglia, alla Merkel e alla mai dimenticata Tatcher. Basta leggere la lista che Forbes pubblica tutti gli anni per incappare in una donna che \u00e8 a capo della Corte Suprema degli USA, in altre a capo della Pepsi o di Yahoo, in Ophrah Winfrey conduttrice potentissima, in Nancy Pelosi speaker della Casa Bianca. Tutte donne potenti e influenti che hanno soppiantato altrettanti uomini, un tempo potenti. Anche in casa nostra possiamo onorare le centinaia di imprenditrici italiane, le decine di donne giudici presidenti di Tribunale, le tante avvocatesse che hanno fondato studi importanti da sole, senza essere vallette o amanti di qualcuno; le dottoresse primarie di ospedali prestigiosi. E non si pu\u00f2 non ricordare, soprattutto, la nostra Ministro Gelmini, che ha avuto il coraggio di riformare a fondo, col rischio dell’impopolarit\u00e0 e con un risultato senz’altro positivo, ma che si vedr\u00e0 a lungo termine. E’ giovane, \u00e8 competente, ha la forza della dignit\u00e0 del ruolo e della persona e non si perde in cicalecci da anni cinquanta. Come diceva Simon de Beauvoir, non si nasce donna: si diventa. La donna \u00e8 sempre pi\u00f9 protagonista, culturale ed economica, nella societ\u00e0 di oggi; anzi sta dimostrando di essere la componente pi\u00f9 dinamica, perch\u00e9 dalla rivoluzione \u00e8 passata, senza soluzione di continuit\u00e0, all’evoluzione. Una volta si accontentava di un basso livello di istruzione e, se lavorava, lo faceva senza ambizione in attesa del matrimonio che le avrebbe dato lo status sociale. Era esclusa dai ruoli di comando e, se separata, veniva in pratica ripudiata. Oggi la professione \u00e8 una componente essenziale dell’identit\u00e0 femminile e la maggior parte delle donne \u00e8 affrancata dalla necessit\u00e0 di avere un uomo per garantirsi reddito e posizione sociale. Se psicologicamente autonome, se competenti, se oneste. Se fiere della loro dignit\u00e0. E’ vero, per\u00f2, che, dove ci sono potere e denaro, alcune donne si autoimmolano alla schiavit\u00f9, perch\u00e9 la strada per arrivare al soldo e al comando \u00e8 pi\u00f9 semplice e la si percorre da sdraiate con i soli sudori del talamo. Tuttavia, continuare a dichiararsi vittime, tra mille inutili recriminazioni, significa non avere percepito la forza e l’importanza delle conquiste sociali; vuol dire considerare ancora l’uomo a livelli superiori di capacit\u00e0; manifesta un grado di autostima assai mediocre. Suggerisce la volont\u00e0 non trasparente di stare in un comodo ghetto protette da tanti alibi. Palesa l’ignoranza di ci\u00f2 che \u00e8 successo, a solo favore delle donne, negli ultimi cento anni. Dunque, io sto con Ghandi: \u00e8 una calunnia parlare di sesso debole a proposito di una donna. Ma devo tener conto anche di chi ha detto che, per quanto un uomo possa pensar male delle donne, non c’\u00e8 donna che non ne pensi “pi\u00f9 male” di lui. Un malcostume culturale che le donne, soprattutto se Ministro per le pari opportunit\u00e0, non devono coltivare. In nome della legge.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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