{"id":1555,"date":"2009-09-05T00:00:00","date_gmt":"2009-09-04T22:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2009\/09\/05\/la-svolta-di-concita-ora-difende-il-molestatore\/"},"modified":"2009-09-05T00:00:00","modified_gmt":"2009-09-04T22:00:00","slug":"la-svolta-di-concita-ora-difende-il-molestatore","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2009\/09\/05\/la-svolta-di-concita-ora-difende-il-molestatore\/","title":{"rendered":"La svolta di Concita: ora difende il molestatore"},"content":{"rendered":"

[“Senza paura, con gli occhi spalancati e il mondo che ci guarda aspettiamo il prossimo delitto” dice Concita de Gregorio nel suo editoriale, dopo aver dato del killer e del gregario a Feltri, colpevole \u2013 secondo lei \u2013 di essere al soldo del “sultano”. E ci\u00f2 ha scritto dopo un’accorata difesa di Boffo, vittima \u2013 sempre secondo lei \u2013 di un omicidio mediatico e, comunque sia, cos\u00ec ricco di dignit\u00e0 da avere rinunciato a “farsi eroe” (e come avrebbe potuto? Ci ha provato, raccontando di essersi sacrificato per un povero ragazzo morto. Ma l’inquietante fola si \u00e8 dissolta nell’imbarazzo categorico, anche dei preti). Ancora non riesco a capire come ci si possa indignare perch\u00e9 Il Giornale ha pubblicato una notizia sorretta dalla definitivit\u00e0 di una sentenza e contemporaneamente continuare a pubblicare dicerie morbose, invocando in entrambi i casi la libert\u00e0 di stampa. Non riesco a intravvedere la buona fede di chi regala compassione e solidariet\u00e0 a Boffo, perch\u00e9 shakerato nel “frullatore mediatico” e contestualmente si sente perseguitato per la richiesta di risarcimento danni ricevuta da colui che per tre mesi \u00e8 stato biecamente dileggiato dalla propria stessa penna. Ma soprattutto non riesco a comprendere Concita de Gregorio. Donna e madre di quattro figli. Dolcissima interprete del disagio femminile e in particolare della sofferenza che subiscono le donne oggetto della violenza maschile. Improvvisamente, con un gesto pi\u00f9 stupefacente della rivoluzionaria tesi copernicana, Concita prende la difesa calorosa e misericordiosa di un molestatore. Molestatore di una ragazza giovane e per bene. Ingiuriata e perseguitata nell’intimo dei suoi sentimenti. A questo punto il fatto contestato a Boffo non \u00e8 una diceria: \u00e8 una certezza certificata da un atto pubblico e confermata dai magistrati coinvolti. Concita \u00e8 una donna colta e intelligente e non pu\u00f2 ignorarlo. Se lei per prima avesse scoperto la notizia di un reato del genere attribuito a un politico avversario (uno a caso) forse non avrebbe avuto dubbi nel pubblicarla e nel difendere con vigore la vera vittima di questi odiosi fatti, cio\u00e8 la ragazza. Le avrebbe dedicato molti dei suoi intelligenti e consapevoli pensieri nel descrivere lo stato d’animo delle vittime della violenza: perch\u00e9 le molestie sono sempre espressioni di violenza, soprattutto se provengono da persone autorevoli e di potere. Avrebbe scritto \u2013 come ha scritto in casi simili \u2013 “perch\u00e9 la violenza \u00e8 un prezzo, perch\u00e9 il tempo che viviamo chiede uno sforzo d’ingegno per conciliare la propria autonomia con l’altrui brutale insofferenza”. So che Concita aveva ragione quando la pensava cos\u00ec, perch\u00e9 io stessa ho con amarezza ricondotto la mia personale esperienza alla sua profonda analisi sui comportamenti prevaricatori. Concita avrebbe detto, ancora, che “la tolleranza della violenza \u00e8 la cosa pi\u00f9 spaventosa di tutte” e che, nella gerarchia della violenza, ci stanno anche ripetute telefonate, pi\u00f9 o meno percepite come intimidatorie, che le donne oggi non devono pi\u00f9 essere disposte a sopportare. Avrebbe detto, Concita, che \u00e8 ora di smentire la “presunta forza femminile che si esercita nel tollerare la sopraffazione”. Concita avrebbe, poi, concluso affermando che simili soprusi, violenza sottile ma funesta, non possono restare nel buio delle case e dell’anima, ma devono essere denunciati e il persecutore esposto alle sanzioni della giustizia e, magari, al pubblico ludibrio. Concita avrebbe scritto questo e, se l’avesse ancora una volta pensato, tutte noi donne, che sappiamo, le saremmo state grate. Anche la ragazza di Terni, che non ha avuto paura e non ha sopportato. Invece, Concita ha difeso il molestatore: ha invocato per lui la privacy, anche se il suo comportamento \u00e8 scritto in una sentenza. Ha apprezzato il fatto che lui negasse e non spiegasse nulla. Avrei forse capito la difesa di Concita, se lui avesse confermato: “si, \u00e8 vero ma sono pentito e non lo faccio pi\u00f9”. In questo caso Concita avrebbe potuto aggiungere: “\u00e8 il primo passo verso il riscatto del sopruso dei maschi”. Invece, Concita questa volta ha voluto vedere solo le presunte vittime di quello che lei definisce il “sultano”: le avide escort registranti, il giornalista cattolico patteggiatore, i giornalisti morbosi all’assalto, la stampa citata in Tribunale. Ma non ha visto, appunto, non ha protetto, non ha onorato l’unica, autentica, certificata vittima della violenza: la molestata. E cos\u00ec, proprio Concita ha compiuto il da lei annunciato delitto perfetto (titolo del suo filo rosso di ieri): Concita ha ucciso la Concita che molte donne amavano per la sua intelligente solidariet\u00e0, indipendentemente dal suo pensiero politico. In nome della legge?<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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