{"id":1599,"date":"2007-05-24T00:00:00","date_gmt":"2007-05-23T22:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2007\/05\/24\/donne-con-le-palle\/"},"modified":"2007-05-24T00:00:00","modified_gmt":"2007-05-23T22:00:00","slug":"donne-con-le-palle","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2007\/05\/24\/donne-con-le-palle\/","title":{"rendered":"Donne con le palle"},"content":{"rendered":"
In un convegno a Napoli (forse nel 2005) l’europarlamentare Lilli Gruber, si definiva con fierezza “donna con le palle”. Io, e non solo io spero, quando sento questa frase, spesso da uomini impauriti e ammirati, mi innervosisco non poco: perch\u00e9 una donna per essere apprezzata deve essere gratificata con un attributo maschile, peraltro non particolarmente elegante? A parte la visione inquietante della “uoma” in gonnella che si concretizza tra gli astanti, non \u00e8 certo l’essere dotato di una zavorra dondolante che rende l’uomo uomo, nel senso cio\u00e8 di persona di carattere e volont\u00e0. E tantomeno la donna. E’ questo un modo di pensare e di dire molto volgare, che umilia le une e ridicolizza gli altri. Purtroppo, all’origine, l’errore \u00e8 proprio delle donne che, nella disordinata ma efficace corsa alla conquista della parit\u00e0, hanno preferito adeguarsi e omologarsi al modello maschile, piuttosto che proporre l’esaltazione della differenza. Le femministe sono state indispensabili e valide, ma nella foga della rivoluzione hanno sbagliato, mirando all’uguaglianza indifferenziata, e preferendo cos\u00ec farsi loro stesse fotocopie proprio dell’archetipo che stavano combattendo. Oggi la maggior parte delle donne vuole essere fiera dell’uguaglianza, malgrado i disastri sentimentali e sociali che un simile pensiero genera, e non pensa invece a soffermarsi sulla pari dignit\u00e0 n\u00e9, soprattutto, sul ricco e creativo valore della differenza. Biologica, mentale, comportamentale. In questo territorio livido da “day after”, dove uomini e donne sono in crisi di passioni e relazioni e si guardano con sospetto e incredulit\u00e0, si avverte il rischio dell’omologazione sessuale che segner\u00e0 la fine del femminile. Ecco allora che si leva la voce potente e femmina di una brava giornalista che, col suo libro “La scomparsa delle donne” (Mondadori), ci invita seriamente a riflettere. Marina Terragni conclude il suo saggio affermando “quello che posso fare io per gli uomini – smarriti tanto quanto le donne \u2013 \u00e8 di onorare la mia di differenza. Semplicemente essere una donna”. Il percorso di pensiero che ci fa attraversare, per giungere a questo proposito, \u00e8 onesto e semplice. Per accedere all'”assoluto maschile”, ora il prezzo \u00e8 quello di infilarsi nella pelle degli uomini. Ma se emanciparsi vuol dire non essere pi\u00f9 schiave dell’oppressione maschile, perch\u00e9 ora siamo diventate schiave dell’idea di essere veri uomini, quando non abbiamo neppure tentato di essere vere donne? “Oggi gli uomini sono come scorticati dalla fine del patriarcato” e “il mondo \u00e8 pieno di tracce di questo universo femminile, di indizi che aspettano solo che qualcuna li scopra”. E, dunque, come suggerisce di agire, Marina Terragni, affinch\u00e9 si possa vivere liberamente la femminilit\u00e0, senza perdersi nulla, ma anzi dando corpo e contenuto alla relazione uomo-donna? Rinunciamo a competere con il maschio, impariamo a disfare le corazze che ci hanno aiutato a guerreggiare, proviamo a esportare sui luoghi di lavoro la nostra capacit\u00e0 di organizzazione ed economia domestica. Forse \u00e8 bene stare un po’ pi\u00f9 quiete, esaltare la nostra capacit\u00e0 di “imparare a patire per imparare ad agire”, coltivare la nostalgia per ci\u00f2 che \u00e8 solo femminile. Ri-valorizzare il grande lavoro della maternit\u00e0 e della cura. In tal modo, forse, gli uomini non si sentiranno pi\u00f9 autorizzati alla violenza, all’ingratitudine, alla smania di dominio. Lessicale, politico, personale. La lotta \u00e8 tra gli uguali, non tra i differenti, che possono invece proporre nuovi modi di pensare a sementi preziose ai progetti comuni. Se tutte noi donne volgeremo lo sguardo su noi stesse, non sar\u00e0 una retromarcia, non verremo tacciate di vieto conservatorismo e neppure perderemo la dignit\u00e0 della parit\u00e0 conquistata. Ci spoglieremo invece della rabbia ancestrale e della frenesia moderna e muteremmo la prospettiva dalla competizione alla consapevolezza. Avremo finalmente la libert\u00e0 di “stare al mondo da donne”. Con i diritti e i doveri uguali a quelli dei maschi, ma con la nostra esclusiva, precipua, energia femminile. Senza che qualcuno mai pi\u00f9 osi dire “questa \u00e8 una donna con le palle”.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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