{"id":1600,"date":"2007-05-16T00:00:00","date_gmt":"2007-05-15T22:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2007\/05\/16\/io-laltro\/"},"modified":"2007-05-16T00:00:00","modified_gmt":"2007-05-15T22:00:00","slug":"io-laltro","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/abdp.it\/blog\/2007\/05\/16\/io-laltro\/","title":{"rendered":"Io, l’altro"},"content":{"rendered":"

Neppure il valore pi\u00f9 grande pu\u00f2 essere salvato dal sospetto, dal pregiudizio. Il sospetto \u00e8 il protagonista del film “Io, l’altro” interpretato e coprodotto da Raoul Bova. E’ mio genero e parlare di lui pu\u00f2 sembrare nepotismo; forse lo \u00e8, ma poco. Perch\u00e9, in questo ruolo, lui \u00e8 davvero valido, al di l\u00e0 di ogni ragionevole dubbio. Come abile \u00e8 l’altro interprete, Giovanni Martorana, e come virtuosa \u00e8 stata mia figlia Chiara che \u00e8 intervenuta nel montaggio e nella colonna sonora. Detto questo, sottolineo subito che il film tratta un tema sociale di importanza fondamentale e di estrema attualit\u00e0: la convivenza con l’altro, il diverso per razza, cultura, religione. La storia di due pescatori, appunto in questo senso diversi, si snoda in una progressiva e sconvolgente gamma di sentimenti ed emozioni, dall’amicizia alla speranza, alla solidariet\u00e0, fino alla paura, diffidenza, odio, follia, disperazione. Due amici, Giuseppe e Joseph, l’uno italiano e l’altro arabo, dividono giornate, notti e fatica da anni, svolgendo il loro lavoro tra entusiasmi e delusioni, accompagnati dalla dolcezza dei ricordi condivisi e dai sogni impossibili di un futuro pi\u00f9 appagante. Sembra che niente possa turbare questa solidale e complice amicizia, quando invece la radio di bordo li informa di un attentato terroristico e della ricerca dell’indagato. Che sembra proprio essere Joseph. Da qui, da questo preciso momento, la malfidenza assale Giuseppe. Lo sconcerto lo corrompe infido e prepotente, contro ogni realt\u00e0 possibile e gli avvelena ogni pensiero, ogni gesto. Lo scontro fra i due \u00e8 doloroso e violento. La gioiosa virilit\u00e0 che li univa esplode e si disperde in frantumi di crudelt\u00e0 e nubi grevi di odio. Fino ai gesti estremi, allo scontro malvagio delle rispettive culture, alla verit\u00e0 disperata e senza appello. Chiunque di noi, nel suo piccolo, ha vissuto questa corruzione dei sentimenti, in una storia di coppia o di amicizia. Chiunque di noi, dunque, sa come l’anima si lacera, urla la sua indignazione quando le certezze confortanti e buone vengono aggredite dai segnali striscianti del dubbio, finch\u00e9 forze feroci dell’odio, uguali e contrarie a quelle dell’amore, mostrano la verit\u00e0 livida e insopportabile che deve essere eliminata. Col male; per non sentire pi\u00f9 il male. Ecco, io credo che la visione di questo film possa essere di grande significato culturale per tutti, proprio nella lettura dei tanti sofferti passaggi emozionali. E’ un modo per riflettere sulla intimit\u00e0 dei nostri pensieri. Sull’adeguatezza delle nostre azioni. Ma non solo. Il periodo storico e politico attuale, cos\u00ec complicato, ci deve portare a estendere il nostro ragionare anche al sociale, ai problemi di convivenza multirazziale, di integrazione, di pregiudizio, di ricerca ossessiva del nemico. Che \u00e8 forse dentro di noi. Non ha importanza chi tradisce chi; chi uccide chi. Vittima e carnefice sono entrambi preda di un’entit\u00e0 superiore, direi sovrumana, ancestrale. Del male. Dell’odio. Della paura di vivere. Del bisogno incontenibile di avere un avversario da sopprimere, dopo averlo perseguitato. Per sentirci bravi e vincenti. Quando invece “l’altro” \u00e8 solo differente. E’ non \u00e8 detto che, tra i due, “io” sia il migliore. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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