Diversamente dal Papa, io non apprezzo per nulla le donne che perdonano i tradimenti. E tantomeno se lo fanno i mariti. Che, tuttavia, in percentuale sono in numero minore. Infatti le donne sono più scaltre e non si fanno scoprire e gli uomini, in genere, non considerano le corna perdonabili, quando non sono loro a farle spuntare.,Dicevo del Papa, perché a ogni pontificato si inneggia all’unità della famiglia e si invitano le mogli a esercitare la capacità del perdono verso i mariti infedeli. I Papi raccomandano la misericordia alle donne, dunque, a tutela della permanenza e dell’indissolubilità del sacramento matrimoniale. Potrebbero qualche volta rivolgersi agli uomini per ricordare loro l’importanza della parola data. Rispetto, ovviamente, chi crede e chi si comporta, di conseguenza, secondo i dettami papali. Tuttavia, posto che non siamo tutti santi e neppure inutilmente generosi con chi si fa un baffo dei giuramenti di fedeltà, sono molto più solidale con chi espelle il traditore dalla sua vita, o si vendica o lo tortura per sempre. I traditori sono bugiardi, bastardi e insopportabili di per sé. Il perdono è un regalo che non meritano.,Per cui, secondo me, è assolutamente lecito sdoganare un sano disprezzo nei loro confronti. Soprattutto se il tradimento va oltre la banalità dell’atto sessuale in sé e si traduce in pubblica ingiuria del coniuge. La risonanza della slealtà coniugale si propaga per tanti motivi, tutti riconducibili alla stupidità, amoralità o immoralità del fedifrago. La pubblicità del misfatto, ovviamente, sale al quadrato quando i coniugi coinvolti sono personaggi noti. In questi casi il traditore lancia spensierato un colpo al cuore e lascia il coniuge insanguinato sulla pubblica piazza. Però, a volte, il tradito reagisce in modo tale per cui sembra che, invece del proiettile, sia stato trafitto da una ricostituente flebo di ossigeno. In questi casi il tradimento appare essere addirittura terapeutico di una coniugalità già spenta o fortemente compromessa. Sono sempre stata convinta che le corna si possano digerire solo per interessi, economici o personali, di gran lunga prevalenti sul presunto amore o sulla ipotetica stima verso il fellone. E persino sul dolore della vittima. Mi inquietano, pertanto, i viaggi riparatori post-adulterio, i baci in pubblico, il far finta di niente con tutta la famiglia adorna di sorrisi confezionati. Mi indignano, con buona pace delle prescrizioni papali, ancor di più le indulgenze plenarie e, dunque, la totale remissione dei peccati, a chi si è macchiato di colpe ben più gravi a coronamento dell’adulterio.,Mi sembra di sentirla la vocina velenosa di chi, consapevole dell’attività che svolgo, dice, a questo punto, che è comoda pensarla così, per chi trae guadagno dalla dissoluzione della coppia. Ognuno è libero di raccontarla come vuole, ma io avrei questa idea anche se facessi il minatore o la manicure. E’ impossibile infatti vivere la quotidianità in coppia, se non c’è un minimo di fiducia e considerazione reciproca che, per forza, svaniscono nell’istante dello svelarsi dell’inganno perpetrato. E’ eroico dover sopportare di guardare e accudire chi ti ha inferto consapevolmente un dolore gravissimo. E’ impervio giustificare ai figli il perché si accetta di continuare il progetto di vita con chi ha trasgredito le regole basilari sulle quali è stata impostata l’educazione dei figli stessi.,E’ tutto molto più semplice, forse, quando l’amore non è amore, ma un calesse carico di soldi e di interessi di vario genere, che restano sotto il tappeto sporco della “famiglia unita”.,W l’amore, dunque, anche senza più baci, ma onorato da un considerevole numero di poderosi calci nel sedere.,Annamaria Bernardini de Pace,