Dice Sarkozy: “mandiamo i coniugi a separarsi consensualmente dai notai invece che dagli avvocati”. Uno degli atteggiamenti che più mi indigna è la credenza e l’arroganza di chi si permette di bacchettare le competenze altrui, senza averne la minima competenza. Può darsi che Sarkozy tra un divorzio e l’altro si sia fatto un discreto allenamento sulle scale dei palazzi di Giustizia; può darsi pure che, malgrado il suo potere, si sia avventurato in studi legali ad alta litigiosità; può darsi anche, però, che le sue mogli o lui stesso abbiano avuto discreti motivi di conflitto e che quindi le parcelle siano lievitate in proporzione. Può darsi che, dunque, per uno o tutti o questi motivi, il fashion president ce l’abbia con gli avvocati. E, di conseguenza, e solo per questo, abbia avuto la potente e brillante idea di punirli togliendo loro un certo numero di ipotesi di lavoro. In Francia e in Italia le separazioni “consensuali” (le virgolette le spiego dopo) sono tra le 80 e le 100.000 l’anno. Tuttavia, non capisco questo grande amore di Sarkozy per i notai, a meno che non sia incappato in uno che gli riceva gratis i suoi testamenti, necessariamente da modificare a ogni suo divorzio. In sostanza non capisco il senso della volontà di tracimare duecentomila persone dagli studi legali agli studi notarili. I notai costano, come e a volte più degli avvocati. I diversi professionisti hanno diverse competenze ed esperienze altrettanto differenti. Io non mi permetterei mai di procedere a stipule, se non dopo avere studiato e praticato la scienza notarile. E i problemi familiari si esprimono in altrettante complesse questioni giuridiche che non sono tutte il pane quotidiano dei notai: idoneità genitoriale e relative consulenze psicologiche, divisioni di beni mobili e immobili, locazioni, comodati, imprese familiari, rapporti di lavoro con le colf, valutazione del tenore di vita e aspetti fiscali connessi etc… Su quali basi il sapiente Sarkozy ritiene che i notai improvvisamente dovrebbero essere esperti di tutto ciò? Ma soprattutto delle delicate e insidiose dinamiche familiari che sovente conducono un coniuge ad accettare qualsiasi cosa l’altro imponga, quindi anche un apparente accordo, perché in quella coppia c’è violenza psicologica, e quindi dipendenza, e quindi paura? Questo lo dico perché ogni giorno vedo scritture private e verbali di separazione “consensuale” (appunto con le virgolette perché non c’è il consenso, bensì il ricatto a monte dell’accordo) firmati sotto la minaccia del terrorismo che spaventa tutti “non vedrai più i figli, resterai senza un soldo” etc…E’ proprio per questo che in Italia la separazione può anche non essere trattata dagli avvocati (i coniugi possono confezionarla per iscritto da soli) ma deve assolutamente passare al vaglio del Tribunale che, con il parere obbligatorio del Pubblico Ministero, valuta di volta in volta la corrispondenza delle clausole all’interesse dei figli minori. L’avvocato, comunque sia, se esperto, e dunque se ha un serio numero di casi alle spalle, riesce a difendere le posizioni deboli anche quando all’apparenza non ve ne siano. Il notaio è un pubblico ufficiale, che si limiterebbe, dato il suo ruolo, a ratificare pedissequamente, senza entrare nel merito degli accordi e senza ricevere alcuna confidenza dalle parti. Con la conseguenza che molti dei pretesi accordi, ratificati dal Notaio “a stampino”, sarebbero destinati ad avere una limitatissima tenuta per tradursi nel tempo in altrettante cause di revisione. Con buona pace degli avvocati, a questo punto richiamati in gioco. Bisogna anche finirla di giudicare gli avvocati come forieri di conflitto. Ci saranno anche legali incapaci e pasticcioni, ma un professionista serio spiega al cliente quali siano i suoi diritti e doveri, con ciò già abbassando il tasso del conflitto, e con la sua competenza sa contribuire alla formazione progressiva di un accordo veramente risolutivo della litigiosità e senza semi di future discussioni. Se i coniugi continuano a litigare, così intasando le aule dei Tribunali, non è certo colpa dell’avvocato serio, ma della patologia del rapporto che ha unito i coniugi nel bene e ancor più nel male. Patologia che non si risolve, caro Sarkozy, davanti al Pubblico Ufficiale con freddi e veloci atti notarili, ma con la comprensione del dolore e del rancore che solo il rapporto, spesso quotidiano, con un legale di fiducia può assicurare.