Finalmente la dignità è una notizia. La dignità di Veronica Berlusconi, che è esattamente quella che qualsiasi donna dovrebbe avere. E qualsiasi uomo, visto che la nostra legge parla di pari dignità giuridica tra i sessi. È un termine purtroppo talmente desueto, dignità, che lo si usa quale sinonimo di orgoglio, di fierezza e persino di superbia. E invece è il principio e il fine ultimo di ogni vita, il sentimento di rispetto per sé stessi da dimostrare con ogni parola e in ogni situazione. Anche difendendo la propria dignità dai lesivi attacchi altrui. Il senso di sé, la consapevolezza dei propri meriti, intrinsechi o acquisiti, esigono naturalmente la considerazione degli altri. Almeno di chi ci sta vicino. Almeno dei figli e del partner, che incautamente o consapevolmente a volte la compromettono. Invece la moneta che più spesso le donne sperperano, per avere figli e compagni, è proprio la dignità, che barattano, appunto, con l’ipocrisia, la sicurezza economica, il successo sociale. Gli uomini, peraltro, per quanto educati alla dignità, nella vecchiaia sovente la disperdono nello squallore del pappagallismo da salotto e negli ultimi fuochi fatui sessuali. Ha ragione Veronica, nonostante (e ancor di più per) le critiche che si è attirata, nel rivendicare pubblicamente le scuse del marito che pubblicamente l’ha offesa. Ha voluto rinunciare alla propria riservatezza per affermare il valore più alto della dignità. È un insulto greve per la tua donna, persino se non è tua moglie, dire a un’altra qualsiasi, cretinetta o fascinosa che sia, «se non fossi sposato, ti porterei ovunque». E non c’è neppure dignità, né senso di sé, in chi ha ricevuto nel silenzio questa specie di complimento. Il silenzio, probabilmente ricco di orgogliosa vanità, deve intendersi infatti come sprezzo della solidarietà femminile. Ennesima prova della mancanza di dignità di genere. Veronica dice con fermezza che la sua dignità di donna «deve costituire un esempio per i propri figli, diverso in ragione della loro età e del loro sesso». Condivido fortemente la posizione di Veronica che dà eguale importanza al ruolo di madre amorevole e di donna da apprezzare di per sé, pubblicamente e nel privato. E che vuole trasmettere ai figli maschi un valore educativo fondamentale quale il rispetto per le donne, alla base dei rapporti sani ed equilibrati tra i sessi. Ma anche il rispetto di una donna verso un’altra donna, che garantisce la solidità delle relazioni affettive; purtroppo oggi più che mai compromesse dalla vanità, maschile e femminile, che offusca il senso di responsabilità personale fino a ferire a morte la dignità dell’altro. Se l’altro la dignità ce l’ha. Insomma Veronica non è Hillary, né una perdonista “regina” nostrana. Silvio non può passarla liscia come un Clinton o un Savoia qualsiasi, dopo questo abile colpo di fioretto che rivela in sua moglie una fiera combattente. Che sa onorare la dignità dei suoi sentimenti. Si impongono dunque le scuse pubbliche e devono essere convincenti, molto più convincenti della lettera diffusa ieri: le merita davvero una donna che dimostra di essere per intero il cuore e la mente della sua famiglia e che davvero non è per nulla “la metà di niente”. Anzi.