Ahi, ahi Concita, anche questa volta hai frustrato le aspettative delle donne che credono in te. Di tutte quelle che ti hanno vista, fiera e ribalda, proclamare ogni giorno «io non sono a disposizione». Dalla Bindi alla D’Addario, le hai difese tutte con fervore e indignazione. Hai attaccato la lascivia del maschio erotomane, il sarcasmo del politico maschilista, l’intempestività sessuale dell’arzillo anziano. Hai, con grande consapevolezza e solidarietà, criticato aspramente l’abitudine degli uomini di servirsi delle donne come di kleenex. Usa e getta. «Noi non siamo a disposizione» è stato, grazie a te, il collante di una catena che ha unito le donne più disparate, dall’operaia all’intellettuale, dalla politica alla prostituta, dall’attrice all’ultima delle vallette. Perfino il «ciarpame» di Lariana memoria è stato percorso da un brivido di emozione, al solo pensiero di avere in te, così seria e materna, la paladina delle virtù femminili più nascoste, tanto da essere quasi dimenticate. Hai steso lenzuola di pagine per raccontare il cuore sanguinante delle donne adoperate dal brutale e ingrato politico di destra, e tuttavia non hai dedicato neppure l’angolo di un fazzolettino per asciugare le lacrime di due donne sedotte e abbandonate in sequenza dal politico di sinistra. La conosci senz’altro la storia del sindaco Pd di Bologna, che ha dapprima lasciato la moglie per la segretaria e poi la segretaria per un’altra. Ne è nata una Cambogia, perché anche come politico, sembra, egli non sia stato correttissimo, a sentire quel che si dice. Ma non è questo il punto. È la storia umana, che ancora una volta colpisce le donne, a meritare le tue riflessioni, se proprio non te la senti di lanciare gli strali, come tenacemente sai fare contro ogni gesto di Berlusconi. Appunto, nella vicenda del sindaco Pd, ci sarebbe da dire molto, sul piano del tuo rigore e delle regole morali, che con calma sai scandire soprattutto ad Annozero; regole indispensabili, secondo te, a chi fa il politico. Ci sarebbe materiale per più di una trasmissione a parlare di peculato e concussione, anche se non accertati e non sanzionati: esattamente come avviene per il premier, accusato e giudicato mediaticamente tutti i giorni. Ma non è per questo che sono sorpresa dal tuo silenzio. Capisco, davvero, il tuo imbarazzo politico e l’opportunità diplomatica di sorvolare la palude in ebollizione. Però quelle due povere signore, illuse e abbandonate, non sarebbe giusto difenderle? Perché la D’Addario dovrebbe essere più meritevole? Potrei farti almeno dieci domande per capire se è il colore politico dello scandalo a infuocarti o a spegnerti, se è lo stato civile delle donne, o se è l’età dell’uomo e via dicendo. Te le risparmio, perché mi piacerebbe di più se tu dedicassi il tempo a ragionare sul maschilismo. Una caratteristica fastidiosa e insopportabile dell’uomo, quando ormai siamo nel 2010 e la pari opportunità giuridica e sociale non è più un sogno. Ho la strana sensazione, ormai sempre più spesso corroborata dai fatti che – diversamente da quel che ne pensano i più – il maschilismo sia un retaggio storico ineliminabile solo tra gli uomini di sinistra. Basta vedere come è trattata la Finocchiaro, che vale di più di ogni suo compagno di partito. Il maschilismo sta proprio nel non voler considerare la donna come persona, nel non trattarla come merita per ciò che è. A me sembra corretto, e non maschilista, relazionarsi con una prostituta secondo le aspettative che questo ruolo comporta. Ma una moglie e una compagna (almeno di vita) hanno diritto al rispetto, alla condivisione, alla salvezza del comune patrimonio affettivo. Non al tradimento, al talebano ripudio o al pubblico ludibrio. Non sono certo a disposizione, mogli e fidanzate, per rapide, intempestive e inaspettate turnazioni. Quando ciò avviene, le donne soffrono. Quando le donne soffrono, devono poter entrare nel tuo spazio protettivo. Se è la donna che veramente vuoi difendere, a prescindere dal colore politico dell’uomo che l’ha usata e poi ferita. Tutti tradiscono, uomini e donne. Gli uomini lo fanno però più spensieratamente, e da millenni. Le donne conoscono quel pezzetto di cuore sporco dell’uomo che un giorno le farà soffrire. Ma sono impreparate egualmente. E in quel momento si sentono sperdute se, a quel dolore, si aggiunge il silenzio traditore, e un po’ sinistro, di una donna conosciuta come l’angelo battagliero e consolatore di tutte le vittime femminili. Gli angeli, cara Concita, devono saper volare e, dall’alto, potere volgere il loro sguardo, attento e riparatore, non solo a destra, ma anche a manca.