L’amore è un mistero e dura finché dura il mistero. Sempre che studiosi, libri e inchieste decidano di farlo durare. Astenendosi possibilmente dal continuare a indagare, descrivere, paragonare. Affermare, soprattutto, che «il divario tra godimento maschile e godimento femminile è ancora il segno di una differenza che è venuto il momento di colmare» (presentazione del libro «Il segreto delle donne. Viaggio nel cuore del piacere» di Elisa Brune e Yves Ferroul, Ponte alle Grazie editore). Ma quale divario, quale differenza? E perché «il segreto»? Che differenza ci sarebbe tra l’orgasmo maschile e quello femminile? E c’è anche differenza con quello dei gay? Se si considera che l’orgasmo è una risposta fisiologica a una sollecitazione sessuale, quindi si risolve in una serie di spasmi muscolari, più o meno indirizzati da neurotrasmettitori cerebrali o locali, non c’è proprio alcuna discrepanza. Se, invece, vogliamo approfondire e descrivere come è possibile raggiungere il godimento, allora si apre un mondo di differenze praticamente infinito. Che, tuttavia, non porterà mai a individuare un divario tra il piacere femminile e quello maschile. Quanto, piuttosto, obiettive diseguaglianze tra le capacità di provare o far provare piacere, tra una persona e un’altra. Diversità sostanziali, poi, è inevitabile che ci siano tra i godimenti di due innamorati, due sconosciuti, due reciprocamente esausti dell’altro, quattro o cinque incocainati o uno corazzato di viagra. Le variabili personali, emotive e ambientali possono portare a picchi rapidi di estasi o prolungate sensazioni di piacere, ma anche a niente. Uomo o donna coinvolto che sia. Dunque, in senso «tecnico», il risultato dell’attività destinata al piacere non offre alcuna dissomiglianza tale da provocare decenni di discussioni sul punto. Cambiano, invece, le modalità per raggiungere lo scopo, le qualità di chi vi è impegnato; come pure i sentimenti o l’assenza di sentimenti, le perversioni, le forzature che colorano la scena. Di conseguenza c’è da chiedersi perché si moltiplichino dispute e saggi di sessuologi, sociologi, antropologi e fisiologi in proposito. Non se ne può più; non vogliamo arrivare alle quote rose anche sotto le lenzuola. Ogni donna, consapevole di sé e del suo corpo, sa che cos’è l’orgasmo; non se lo vuole sentire raccontare, né tantomeno pretende di vederlo definire tabù perché sia finalmente svelato. Magari, da un uomo illuso o da una donna frigida. In realtà tutto questo parlare di orgasmi, ha rovinato più di un matrimonio, perché ha messo l’accento sulle reciproche abilità di prestazione dei coniugi che, sottovalutando il legame di storia e sentimenti personali, si sono messi malamente in discussione e poi in competizione con quanti parlano di sesso come fosse la priorità esistenziale. Non esiste il diritto all’orgasmo perenne; ma, chi ci tiene, con la libera sessualità dei nostri tempi, ha tutto il diritto di cercarsi il partner all’altezza delle sue aspettative, prima di progettare una vita in comune per poi mandare successivi, e intempestivi, avvisi di garanzia al prescelto. L’amore, per essere protetto, merita anche la pubblica discrezione su argomenti che appartengono all’intimità e alla libera disponibilità della coppia, senza continui e pruriginosi interventi pseudo scientifici, buoni solo a creare sospetti. In realtà penso che il far credere a una diversità dell’orgasmo femminile, a un segreto, a una pretesa difficoltà nel raggiungerlo, sia, da una parte, l’espressione – estremamente maschilista – della volontà dell’uomo, di ciascun uomo, di sentirsi l’unico capace, con l’arte della propria potenza, di riuscire a provocarlo. Dall’altra, l’alibi, dell’uomo inadeguato, per giustificare il tiepido risultato della propria attività. Entrambe le tipologie maschiliste non vogliono sapere che, esattamente come loro che se ne vantano, le donne – tutte quelle che lo vogliono – sono assolutamente autonome anche nel produrre, in modo eccellente, questo risultato. Però più discrete. C’è, in sostanza, anche la pari opportunità orgasmica tra i generi; le donne, credo, non vogliono essere più discriminate, né fatte oggetto di studi teorici e utilitaristici. Penso, invece, che le donne, tutte tranne le gatte morte, desiderino che l’amore non si confonda più con il sesso – pur essendone una componente apprezzabile – e che, per questo, gli uomini imparino a scoprire dove si trova il vero, autentico, punto G, cioè nel cuore femminile.