Caro Avvocato, sono un padre separato che, a causa del COVID-19, non vede i suoi figli, di 5 e 8 anni, da oltre un mese. Il mio lavoro di infermiere mi espone al rischio di contagio, pertanto, io e la mia ex moglie, abbiamo preferito sospendere le frequentazioni dei bambini con me. A tutela, ovviamente, della salute di tutta la famiglia. Non appena, però, l’emergenza sarà rientrata, potrò recuperare il tempo che ho perso con loro?
Ognuno di noi, in queste ultime settimane, grazie ai giornali, a internet e alla televisione, avrà letto o sentito che, sia il Governo, sia i Tribunali Italiani, hanno statuito che “gli spostamenti per raggiungere i figli minorenni presso l’altro genitore o per condurli presso di sé sono consentiti in ogni caso, secondo le modalità previste dal giudice con i provvedimenti di separazione o di divorzio”. Questo è vero, in linea generale, per i genitori separati/divorziati e non conviventi con i propri figli.
È altrettanto vero, però, che, in questa nuova quotidianità, all’interno di ogni singola famiglia separata, ci sono tante mamme e, ancor più sicuramente, tanti papà che, proprio a causa di questo “male invisibile”, non stanno trascorrendo con i loro figli i giorni stabiliti negli accordi di separazione e di divorzio. E le ragioni sono le più disparate. Proviamo a immaginare i casi nei quali uno dei genitori si trova per lavoro all’estero e non riesce a tornare in Italia; o quei genitori che si trovano nella cosiddetta “quarantena precauzionale”; o ancora, quei genitori che, per buon senso, preferiscono non spostare continuamente i figli da una casa all’altra; oppure, ancora, quei genitori che, non avendo la possibilità di lavorare in “smart- working”, devono per forza recarsi sul posto di lavoro, esponendosi così al rischio del contagio. Insomma, le mamme e i papà che, per un motivo o per l’altro, anche se non hanno alcun divieto di continuare a vedere i loro figli, non li stanno incontrando. Sacrificando, così, spontaneamente e responsabilmente, preziosi momenti con loro.
Qualche giorno fa mi è capitato di leggere su Instagram questa frase di un papà rivolta alla figlia: “mi manchi da impazzire piccola mia… la prima cosa che faccio appena finisce la quarantena è abbracciarti fino a consumarti”. Parole che mi hanno fatta riflettere molto. Chi restituirà a questo papà le ore, i pomeriggi, i giorni persi con la sua bambina? Quando ci si separa, gli aspetti che vengono valutati sono tanti. Alcuni più concreti, come l’assegno di mantenimento per uno dei coniugi, l’assegnazione della casa familiare, le spese ordinarie e straordinarie dei figli. Altri aspetti più propriamente affettivi ed emotivi.
Per esempio il collocamento dei figli e, di conseguenza, il calendario delle visite con l’altro genitore. Entrambi i genitori, infatti, anche chi non convive più con i figli, hanno il diritto (e anche il dovere) di continuare, giorno dopo giorno, a fortificare e impreziosire il rapporto con loro. Anche i gesti più banali, diventano, per il genitore che non sta tutti i giorni con i propri figli, importantissimi: mangiare, dormire, fare la doccia insieme, andare al parco, scegliere i vestiti e programmare di andare al cinema. Quando finirà la quarantena, ci sarà senz’altro il diritto categorico, più dei figli che dei genitori, di recuperare il tempo perduto: per esempio, allungando il periodo delle vacanze, oppure dedicando, al padre o alla madre che sono stati lontani dai loro figli, tre weekend al mese o addirittura una settimana. Nel frattempo, il genitore che ha la fortuna di poter tenere i figli con sé, deve rispettare il loro diritto al contatto continuativo con l’altro genitore, anche se visivo e virtuale. Ogni giorno, anche più volte al giorno, chi è con i figli, li deve collegare in videochiamata con l’altro genitore, o insegnare ai figli più grandi come poterlo fare da soli. I diritti, i doveri, il rispetto e l’amore non vanno mai in quarantena.
Di Rebecca Sinatra *
* Studio Legale Bernardini de Pace