Annamaria Bernardini de Pace, la rompicoglioni dei Tribunali

Annamaria Bernardini de Pace non ha bisogno di grandi presentazioni: piaccia o meno, è l’Avvocato per antonomasia. Chi, negli anni, si è imbattuto nelle aule del Tribunale di Milano, non può non aver fatto i conti con lei e con i suoi artigli.

Dopo aver letto e visto, nel tempo, decine di suoi interventi, dei più vari, decido che, finalmente, è arrivato il momento di accoglierla tra le mie Confessioni. Ma di “Bernarda”, per dirla con la sua storica amica Vanoni (un’amicizia ormai quarantennale), non avevo nessun tipo di contatto diretto.

Una mattina scrivo a Melania Rizzoli, e le faccio: la storia di Abdp mi interessa raccontarla, mi aiuti? In men che non si dica, le ambasce di Melania sortiscono gli effetti sperati.

Impegni vari impediscono di vederci subito, ma i contatti, con telefonate e qualche messaggio, non si placano, anzi. Tralasciando le descrizioni fatte e lette sui giornali – che, sulla mia pelle, sono mero solletico – la raggiungo nella sua tana milanese perché mi interessava sapere altro di lei.

Cosa c’è dietro una donna che tutti, nel momento del bisogno, delle difficoltà coniugali e filiali, delle corna, delle ripicche e delle menzogne, interpellano. Perché, sì, quando il gioco diventa particolarmente complicato, periglioso, e la matassa difficile da sbrogliare, sovente ci si affida a lei.

Nonostante il ricordo dell’estate sia già sbiadito proprio come il colore dell’abbronzatura, Milano è ancora calda, pigra, soporifera; benché sia un giorno di riposo, Abdp – così ama essere chiamata – è intenta a leggere carte, documenti, e a studiare strategie difensive… Dopo le vacanze – così si difende se le dico che lavora troppo – il lavoro aumenta perché le coppie scoppiano.

Le rubo due ore circa: il batti e ribatti non ha sosta, il registratore “incassa” tutto senza un attimo di respiro. Solo qualche sporadico e francescano sorso d’acqua interrompe il nostro scambio di battute totalmente imprevedibile. Nonostante la visibilità, il successo, la fama, la sua dialettica non ha filtri; non si indietro dinanzi a nulla, anzi.

Se “pesa” le parole, non è, di certo, per allentare il carico emotivo, pensando ancora a eventuali vantaggi professionali, o a copertine in prima pagina, tutt’altro. Ora, direte: quante chiacchiere verghi, faccela delibare…

Annamaria Bernardini de Pace, qual è stata, da ragazzina, la tua ossessione più ricorrente?

Trovare un grande amore o diventare regina. Se avessi voluto diventare regina, avrei dovuto trovare un principe. Ma l’unico principe, all’epoca, era Carlo, ma non mi piaceva. Dentro di me volevo trovare l’amore…

In giovane età, pur ribelle, almeno così dici, abbandoni l’università, e ti trovi a fare la moglie e la mamma di due bambine: come mai una sottomissione così palese e totale?

Perché trovai subito l’amore: il professore Francesco Giordano, che insegnava Diritto Romano; nel momento in cui ci siamo innamorati, lui mi ha detto: sposiamoci, lascia perdere tutto, e occupati solo di me e dei figli che verranno. Sono stata felicissima, perché era la miglior prova d’amore che potessi dargli.

Ti è mai capitato di pentirti?

No, mai! Non avevo niente di cui pentirmi…

Vittorio Sgarbi, in una recente intervista, mi ha detto che sua madre Rina, nella realtà, amava più lui che sua sorella Elisabetta… Da madre, a te è successa la stessa cosa? Trovo assurdo e ridicolo quando leggo: l’amore per i figli è uguale…

Amo le mie figlie allo stesso modo, e con loro sono stata sempre equa, proprio per evitare che una delle due si sentisse sminuita…

… Sì, va bene, però le emozioni e i sentimenti che trasmettono le persone non possono equipararsi…

Da figlie mi trasmettono le stesse emozioni; da persone, invece, le sensazioni sono diverse. Una è più dura, più professoressa, l’altra è più morbida, più gipsy…

E tu, sei più zingara o professoressa?

Entrambe. Da ragazza, ricordo, sono stata molto gipsy… Crescendo, sono diventata più insegnante perché, nel tempo, con la mia attività di avvocato, ho formato più di 400 ragazzi.

In certe fasi della tua vita, hai odiato più tua madre o tuo padre?

Odiato no, mai! Con mio padre sono sempre andato d’accordo, pur avendo discussioni anche violente… Ma lui, al contempo, amava molto la mia ribellione, e il mio non essere inquadrata. Con mia madre, invece, c’è sempre stata una certa gelosia, perché eravamo innamorate dello stesso uomo, cioè mio padre… Quando, però, lei è diventata vecchia, mi sono occupata molto di lei.

Quand’è morta?

Tre anni fa.

È stato un dolore grande?

Grandissimo, anche ora… Altrettanto grande lo è tuttora quello per mio padre: sono passati più di quarant’anni, ma il dolore è ancora dentro di me.

Lo pensi spesso?

Moltissimo.

Cosa ti ha insegnato lui?

La libertà, la dignità, ma, soprattutto, questo: ricordati – mi disse una volta – la tua dignità è inversamente proporzionale ai debiti che hai. Io, che ancora adesso ho un debito con la banca, per un mutuo che ho acceso, sto male finché non lo estinguo…

Spesso dici di essere prepotente: da dove nasce questa tua palese debolezza?

Sono molto prepotente… Pensi sia una debolezza?

Certo.

Voglio essere io a comandare, decidere, fare, scegliere. Crescendo con tre fratelli, ho iniziato a combattere sin da subito.

Io, io, io – diceva Arbasino – e il noi dov’è?

Non c’è, purtroppo; negli anni ho eliminato anche i mariti. Nella mia testa, quando faccio un funerale mentale, non esiste più niente, men che meno il noi…

Quand’è che hai capito che la tua carriera, iniziata molto tardi per via dei tuoi abbagli amorosi, stava prendendo il volo?

Con Tangentopoli, nel 1992, quando arrestarono Mario Chiesa. Tre anni prima avevo seguito la separazione tra Chiesa e la moglie Laura Sala (che seguivo io). Chiesa, per nulla furbo, aveva rimesso in discussione l’accordo con la moglie, dicendo che pagava troppo. Il dirigente socialista aveva lasciato a casa delle carte che, in realtà, non avevo mai utilizzato per la separazione… Quando le andai a ripescare, notai che c’erano delle cose che non mi tornavano.

Cosa avevano di così scottante questi faldoni?

C’erano conti per cinquanta miliardi di vecchie lire. E quando ho fatto l’atto per costituirmi in Tribunale, scoprii che questi conti non erano intestati a lui, ma a Dante Carrobbi, a Paolo Silvio Insegna, etc. Mi accorsi, però, che i nomi, in realtà, corrispondevano alle sigle dei partiti. Andai in Tribunale con questi documenti, battendomi perché andassero alla Procura della Repubblica… A novembre del 1991 consegnai i documenti, a febbraio del 1992, scoppia Mani Pulite….

Se non avessi consegnato quelle carte, sarebbe scoppiata Tangentopoli?

No, assolutamente.

Da dove nasce questa tua presunzione?

Dall’importanza dei documenti che avevo in possesso e che, con fatica, riuscii a far leggere e depositare.

Hai lavorato con Di Pietro? Che uomo era?

Umanamente, eccezionale, buono, simpatico, accogliente. Professionalmente, non posso giudicarlo: ero diventata troppo sua amica…

Cosa hai pensato quando ha mollato il Pool per fondare, poi, l’Italia dei Valori?

Che era un uomo pieno di ideali e la politica lo aveva affascinato, ma non ha trovato amici né tra i politici né tra i magistrati.

E la Boccassini?

Non mi è simpatica, umanamente non mi è mai piaciuta, e, per me, il lato umano conta molto…

Davigo?

Non è il mio preferito…

Perché?

Perché troppo convinto di sé.

Chi stimavi, allora, del Pool?

Su tutti, Borrelli, uomo di grande intelligenza e saggezza…

Pensi che abbiano esagerato?

Ritengo che abbiano scoperto meno rispetto alla realtà dei fatti.

Quanta ferocia ti serve per vincere una causa?

Non serve ferocia, perché, come dico spesso, mi faccio pagare dai genitori, ma difendo i figli. E, quindi, difendendo i più deboli, e mettendo in primo piano i loro interessi, i giudici, spesso, seguono la strada giusta.

Vorresti farmi credere che nelle aule di Tribunale diventi un agnellino mansueto?

Mansueta mai, agnello neanche, semmai una tigre che difende i cuccioli.

“I magistrati non sono indipendenti dalla politica. Dovrebbero essere sottoposti ad un controllo psichiatrico”, così hai detto… Cosa volevi dire?

Sono figlia di un magistrato, e ho visto come viveva un magistrato negli anni Cinquanta-Sessanta. Noi non frequentavamo nessuno che non fosse figlio di magistrato o di medico… Eravamo, io e i miei fratelli, condizionati nelle uscite. In casa, ricordo, mio padre ci faceva conoscere la verità giudiziaria, l’importanza della prova, e della testimonianza. Oggi i giudici, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno voglia di potere, e, soprattutto, di fare politica, soprattutto quella radical-chic…

E pensi che i Principi del Foro stiano messi meglio a livello mentale?

No, però, essendocene circa 250mila, forse è più facile trovarne qualcuno libero…

Le tue uscite da ragazza erano di casta, classiste… Non pensi sia stato poco stimolante e molto noioso uscire solo con figli di magistrati?

In realtà, di nascosto ne ho conosciuti altri…

Quali cause hai rifiutato perché la storia che c’era dietro ti faceva ribrezzo?

Ho rifiutato tutte le cause in cui c’era una madre decisa di non fare vedere il figlio al padre, o un marito desideroso di vedere la moglie con il culo per terra.

Filippo Facci ha scritto che è l’unico ad essere difeso da te gratuitamente.

Non è l’unico, credimi. Faccio tantissime cause pro bono perché spesso mi lascio commuovere e travolgere dalle emozioni… Su circa 200 cause l’anno, una quarantina le seguo gratis.

Leggendo le tue esternazioni, le tue riflessioni, ho sempre pensato che tu avessi tanto del giudice. Sempre affilata, per nulla diplomatica, abrasiva, a tratti giudicante. Annamaria, ma non è che hai sbagliato professione?

Hai visto giusto! Quando ho ripreso a studiare, volevo fare il giudice per seguire le orme di mio padre… Ma lui mi disse: Annamaria, tu sei fuori di testa, sei troppo passionale, non riusciresti ad essere imparziale. Aveva ragione lui…

Quante volte, tornata a casa, ti è capitato di sentirti “sporca”?

Mai!

Hai detto, recentemente, alle Belve, che nella vita pubblica sei una donna dominante, ma, a letto, una geisha… Come mai senti la necessità di mollare i freni e abbandonarti all’altro?

Perché, da sempre, sono convinta che la donna valga molto più dell’uomo, però l’uomo che ti domina, che ti accoglie, che diventa concavo, è estremamente interessante. Se poi è anche intelligente, mi erotizzo anche, e mi lascio andare…

“Gli uomini – sono le tue parole – devono essere più giovani di me. Un vecchio come me sarebbe insopportabile”. E se fossi tu, insopportabile? Te lo sei mai chiesto?

Sì, perché sono sempre decisa, prepotente, fissata e polemica, puntigliosa, capricciosa … Figurati un altro come me in casa.

Ti sei manifestata come una radicale… Se Pannella ti avesse visto, oggi, con la Roccella, cosa avrebbe pensato?

Avrebbe apprezzato perché Marco non ha mai avuto i paraocchi, e poi perché la Roccella ha un DNA radicale.

Cosa cerchi dagli uomini più giovani? Sesso?

L’allegria, la capacità di essere spiritosi, l’adorazione…

Ti piace ancora il sesso?

Certo, tanto… Quando mi capita di sentire alcuni che esclamano: basta con il sesso, mi dico: ma perché? È così bello e gioioso…!

Come domini e gestisci il tuo ego smisurato?

Pensi che io ce l’abbia?

Beh, sei tremendamente egocentrica!

Vero, e alla fine mi diverto più con me stessa che con gli altri. Infatti, sono fidanzata con me stessa, mi porto in giro in vacanza, ogni tanto mi tradisco e, poi, mi perdono.

Come ti senti quando perdi una causa? Frustrazione, rabbia, vergogna?

Cerco di non perderla… Quando capisco che sta andando male, allora devio sulla transazione.

Qual è stata la causa che ti ha dato più fastidio perdere?

Una che ho perso quest’anno. Il mio cliente era un papà: c’era una figlia, aizzata dalla madre, che non voleva più vedere il padre. Il giudice, purtroppo, nonostante i miei tentativi di far comprendere quanto questa ragazza fosse influenzata dalla madre, ha deciso di lasciarla sostanzialmente con lei e non ha dato al padre la forza che gli mancava.

Che reazioni hanno i tuoi bizzosi e facoltosi clienti quando tocca comunicargli che il tuo lavoro, in Tribunale, non ha sortito gli effetti sperati?

Nessuna, di solito, perché vedono quanta fatica e impegno ci metto nel seguirli e difenderli, e purtroppo, i giudici ultimamente hanno perso tanta autorevolezza e i cittadini non credono in loro.

Non ti annoia seguire sempre divorzi, infedeltà, bambini… Sempre la stessa solfa…

No, mai, anzi, mi piacciono le trame.

Chi sono quelli, invece, che accampando scuse, non ti hanno pagato?

Nina Moric, Asia Argento, per dirne due… I loro ex mariti, alla fine, mi sono diventati molto simpatici

Come mai non ti hanno pagato?

Perché i personaggi pubblici, spesso, sono convinti che basta accostare il mio nome a loro per avere una grande pubblicità.

Quanti soldi hai perso?

Circa 380 mila euro, ma non solo da loro.

Che cosa è successo tra te e Totti?

Nulla di eclatante… Avevo trovato l’accordo, meglio di quello che poi ha stabilito il Tribunale, ma lui non lo ha voluto accettare…

E cosa prevedeva l’accordo?

Non posso dirlo.

Chi è che, a naso, l’ha influenzato, secondo te?

Secondo te…?

Com’è nata l’intervista con il Corriere della Sera? All’epoca, se non erro, eri ancora il suo avvocato…

L’ho fatta fare io apposta: è stata una genialata…

Addirittura? Per tanti, invece, è stato un boomerang…

Di geni ce ne sono pochi…

Spiegami, allora…

Nel momento in cui scopriamo che gli orologi Rolex erano spariti, sapevamo anche che tra moglie e marito non c’era furto o, meglio, la sua procedibilità; Totti non avrebbe potuto denunciare la moglie. Però, se la Blasi li avesse venduti, chi li comprava, sarebbe stato accusato di ricettazione. Era indispensabile raccontarlo, in modo tale che non ci fosse nessuno che li acquistasse.

Raccontare pubblicamente che controllava i messaggi della moglie e che le aveva nascosto le borse, non è stato un harakiri?

Ma no… Si può essere anche giocherelloni in una causa, non c’è sempre una strategia criminale… È stato solo un dispetto.

Perché, tra i tanti del Corriere, è stato scelto Cazzullo?

Io ho scelto Cazzullo perché volevo un uomo e, poi, perché è molto bravo e intelligente.

Nel 2018, commentando il divorzio del secolo tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario, hai detto che ti sarebbe piaciuto partecipare alla causa come difensore del leader di Forza Italia, perché, tra i due, la vittima era lui. Spiegami questo pensiero bizzarro…

Berlusconi, in primis, era vittima di sé stesso con la mania di sesso che aveva; e poi perché era nelle mani di una donna intelligente, forte, madre dei suoi figli, e, quindi, in una posizione di maggior possidenza di potere. Quando poi lei si è messa nelle mani dei comunisti scrivendo quella lettera a Repubblica, a maggior ragione, ai miei occhi, Berlusconi era ancor di più la vittima…

Come mai non sei stata scelta? Hai fatto o detto qualcosa di sbagliato?

In realtà, mi aveva scelto. Sono stata con lui tre giorni a parlare, a confrontarsi sulla strategia da prendere. Dal suo cerchio magico gli è stato impedito di scegliere me, e, alla fine, la scelta è caduta sulla sorella di Ghedini.

Ti è pesato non avere un incarico del genere?

Mi è dispiaciuto: il rapporto che avevo con Berlusconi l’ho sempre trovato interessante perché la sua intelligenza era superiore alla media.

Lo hai mai votato?

Mai.

Cosa hai imparato dai processi?

Che bisogna dimostrare, sempre, che tutto quello che si dice è vero.

Qual è il concorrente che stimi di più?

Carlo Rimini.

Cosa gli ruberesti?

La capacità di studiare a fondo le cose.

Sei superficiale, allora?

No, per niente, ma spesso non ho il tempo di andare molto di più in profondità.

Hai detto che, all’anno, segui circa 200 cause… Da dove nasce questa tua ingordigia? Dai debiti contratti, dal lusso che ti vuoi concedere…?

Ma quale ingordigia? Il mio studio deve mantenere 23 avvocati…

Sei più golosa o lussuriosa?

Golosa… Però, penso, che la gola e lussuria vadano messe sullo stesso piano, in pratica siano la stessa cosa.

Hai mai avuto una crisi di coscienza nel difendere un cliente indifendibile ma che, al contempo, ti dava un sacco di soldi?

Se indifendibile mi faccio pagare molto di più, e, te lo posso garantire, ho avuto clienti indifendibili che, con me, hanno anche vinto, e la più sorpresa ero proprio io.

Come mai trovi intollerabile e inaccettabile l’infedeltà carnale? Eppure, anche tu hai tradito. Tradire la carne non trovi sia la cosa più naturale e umana e terrena…

Proprio perché ho tradito, che trovo inaccettabile il tradimento: mi sentivo tanto di quello schifo addosso…

Quanti amanti hai, attualmente?

Due.

L’ultima volta che hai fatto sesso?

Ma ti sembra una domanda da fare a una signora…?

Sei più stronza o cinica?

Cinica perché, in determinate situazioni, non ho guardato né alle mie emozioni né alle reazioni degli altri, ma solo all’obbiettivo che mi ero prefissato di raggiungere.

Ce l’hai, quindi, le emozioni?

Ma certo; ma sei proprio coglione, a pensare che non le abbia…!

Hai detto pure che non riesci a perdonare? Come mai hai questa difficoltà…?

Non riesco a perdonare quando qualcuno ferisce un altro. Neanche a me interessa essere perdonata se faccio qualcosa di brutto consapevolmente…

Perché, nel tempo, ti sei fatta la nomea di iena?

Forse perché vinco tanto, e, quindi, mi cibo dei cadaveri…?

Pensi sia solo invidia?

Si, anche perché non mi ritengo affatto cattiva…

Al Corriere della Sera hai detto: “Non ho nessuno in casa da 15 anni, però ho una serie di amanti, fidanzati e prospettive…” Curiosità: quali sarebbero le tue prospettive?

Mi piacerebbe ancora innamorarmi di un uomo, averlo in casa, discutere di libri, film, politica… Purtroppo, tutti gli uomini che ho incontrato, mi hanno deluso…

Non sarà che sbagli anche tu nello scegliere? Troppo facile puntare l’indice sempre e solo sugli altri…

Beh, se sono depressi, bugiardi, narcisi, distratti, è naturale che deludano.

Hai gratificazioni, prime pagine, successo, ma la sera, torni a casa, e sei sola… Ti pesa?

Molte volte, sì. Prima amavo leggere e mi distraevo, ora meno perché, lavorando ancora tanto, sento di più la stanchezza. E la televisione, questa televisione, non allevia di certo la mia solitudine.

Le droghe le hai mai usate, che so, anche solo per curiosità intellettuale…?

Mai, mi fanno schifo. Se io penso a tutte queste maestrine di sinistra che dicono – noi abbiamo diritto di drogarci e di andare in giro, e gli uomini non ci devono stuprare – mi dico: ma che cazzo di discorso è? Noi abbiamo il dovere di auto tutelarci, non dobbiamo drogarci, perché sennò abbiamo meno volontà e meno capacità di governo. Trovo patetico e vergognoso leggere quello che dicono queste pseudo femministe tossiche…

Ti piace più rimorchiare o essere rimorchiata?

Essere rimorchiata e adorata…

Quali sono le parti del tuo corpo che non hai mai apprezzato?

Le caviglie, perché sono grandi…

Hai detto che, negli anni, hai subito circa tredici operazioni chirurgiche: ti senti una miracolata ad essere ancora in vita e a rompere le scatole?

No, mai, perché mi sono sempre affidata a grandi professionisti.

Hai mai avuto paura di morire quando sei finita sotto i ferri?

Sempre, e ogni volta, temendo di non aprire più gli occhi, faccio un testamento!

Negli anni hai collaborato per diverse testate conservatrici: il Giornale, La Voce e l’Indipendente: come mai la stampa di sinistra ti ha sempre snobbata?

La stampa di sinistra mi snobba, e quelli di Forza Italia mi dicono che faccio battaglie di sinistra… Poi, pensandoci, non è vero che la stampa progressista mi snobba: ho scritto per due anni per la Stampa. Più a sinistra del giornale torinese…

Scrivi per amore della scrittura o, più banalmente, per vanità?

Mi piace moltissimo scrivere, da sempre.

Perché sei un personaggio così divisivo?

Dico sempre quello che penso e non sono mai ipocrita!

Hai conosciuto Montanelli, Feltri, e tanti altri del giornalismo; da chi hai imparato di più? E perché?

Da Montanelli, che aveva un’intelligenza strepitosa… Scrivevo per il suo Giornale. Un giorno mi fa: “Annamaria, presto nella famiglia entrerà la nuova variabile dell’innamoramento per un altro. Vedrai quante separazioni ci saranno! Lascia perdere gli artisti. Dovresti scrivere di separazioni e divorzi. Il lavoro di matrimonialista ti renderebbe di più”. Aveva proprio ragione… Ma ho apprezzato moltissimo anche Vittorio Feltri e Oriana Fallaci… Ogni volta che li ho visti e frequentati, mi sono emozionata…

Hai apprezzato più la firma della Aspesi o della toscana?

La Fallaci, senza dubbio. La Aspesi è antipatica…

Perché antipatica? Perché di sinistra?

È aggressiva, proprio come Dacia Maraini. Dicono di amare le donne, e invece le trattano male, sentendosi anche superiori…

Beh, anche la Fallaci, in quanto ad antipatia, non era da meno… O no?

Sì, però la sua intelligenza era superiore a quella di qualsiasi altra donna. Quindi, un po’ se la poteva tirare.

Chi sono quelli che non stimi?

Gramellini, perché troppo fazioso, e Travaglio che, appena lo vedo, giro subito la pagina…

Addirittura?

Eh, sì… Travaglio l’ho conosciuto da giovane grazie a Montanelli; trovo che non sia sincero neanche con sé stesso. Con la Lucarelli fanno a gara a chi è più cattivo nello stesso giornale.

Cosa pensava Montanelli di Travaglio?

Che era molto bravo, ma che doveva essere seguito, che aveva bisogno di un tutore per governargli la troppa intelligenza.

Scalfari non ti affascinava?

No, era antico.

Cosa hai pensato quando Filippo Facci ha scritto il contestato articolo sulla vicenda del figlio di La Russa?

Che del politicamente corretto non se ne può più! È un continuo attacco alla verità e all’umorismo.

Ti piace la sua penna?

Anche Facci è un allievo di Montanelli, che ha rispettato e non ripudiato.

Chi sono quelli che hanno ripudiato Montanelli?

Quelli che non l’hanno più ricordato e onorato. Chi è stato davvero suo allievo dovrebbe esprimere la potenza dell’onestà, come ha sempre fatto lui.

Qual è il tuo più grande rimpianto?

Di non essere riuscita a costruire una coppia che durasse per sempre. E poi di aver accettato anche questa intervista che non finisce mai e che è condotta da un rompicoglioni come te…!

Quali sono stati i momenti di smarrimento avuti in tutti questi anni?

Sicuramente prima delle operazioni perché avevo paura di morire, perché avevo due figlie e temevo di lasciarle orfane. E poi quando sono finite le mie storie d’amore…

Quest’anno hai compiuto 75 anni: quando molli finalmente? O vuoi morire con i codici in mano…?

Assolutamente sì, avrò i codici in mano! Io sono avvocato, non faccio l’avvocato…

Fonte Perfide Interviste