Alcuni studi hanno evidenziato come anche una corretta alimentazione possa influire sui comportamenti, limitando a volte quelli violenti.,Sono tante le chiavi attraverso le quali si cerca di leggere e di interpretare l’origine e il perché della violenza, anche di quella di genere. C’è la lettura di tipo PSICOLOGICO, nella quale la violenza viene imputata alla difficoltà del controllo degli impulsi e del contenimento delle frustrazioni da parte di uomini emotivamente labili che superano, in tempi brevi, la soglia massima di sopportazione delle frustrazioni, incapaci di reggere il confronto con l’altro, di gestire i conflitti, di negoziare o di mediare. C’è la lettura di tipo SOCIOLOGICO, dove la violenza viene interpretata come il risultato del contesto socio-culturale di appartenenza, nel quale il soggetto violento ha incontrato molto presto la violenza come modalità di gestione e di risoluzione dei problemi.,C’è poi la lettura di tipo CULTURALE, che fa discendere la violenza, in particolare quella di genere, da un modello di società patriarcale, dove gli uomini hanno da sempre privilegi che le donne non hanno e dove il dominio maschile sul genere femminile la fa ancora da padrone. C’è altresì la lettura di tipo FEMMINISTA, quella di tipo GEOGRAFICA, quella STORICA. Ma ce n’è un’altra di lettura, sicuramente stravagante, certamente nuova e interessante, elaborata da Alberico Lemme, il farmacista più discusso d’Italia, che ha individuato la possibile causa della violenza in uno scompenso ORMONALE provocato dal disordine ALIMENTARE.,Le ultime scoperte scientifiche sulla fisiologia dell’apparato digerente, portano infatti a confermare la tanto vessata teoria di Lemme secondo la quale, essendo gli ormoni a gestire il pensiero ed il comportamento umano, molte delle nostre reazioni comportamentali sono riconducibili a come ci nutriamo. Le persone pensano e si comportano in base ai loro livelli ormonali ed è proprio nell’apparato digerente che si ha la produzione di alcuni ormoni quali la serotonina (l’ormone del buonumore e antistress) e la dopamina (l’ormone del piacere e della ricompensa). Questi due ormoni, serotonina e dopamina, in sinergia con altri, influiscono sull’umore e sulle reazioni comportamentali dell’essere umano. Pertanto è come se l’individuo venisse sempre governato anche da un secondo cervello, quello intestinale. Ma cosa attiva o inibisce la produzione, per la percentuale di competenza dell’apparato digerente, di dopamina e di serotonina così da influenzare, in maniera determinante, i comportamenti umani e, dunque, anche la violenza?,Il CIBO,Alberico Lemme sostiene (dopo 30 anni di ricerca e di sperimentazione sul campo) che un’alimentazione in chiave biochimica in funzione ormonale possa realmente ridurre i comportamenti violenti. Emblematico è il progetto di introdurre nelle carceri una corretta alimentazione per gestire l’ansia e l’aggressività dei detenuti. La stimolazione della produzione ormonale che il cibo, una volta ingerito, attiva e scatena, porta alla logica conclusione che, anche attraverso una sana e corretta alimentazione, si può controllare lo squilibrio ormonale che induce e provoca il comportamento violento. Esempio assoluto è quello dell’alcol, un deprimente primario del sistema nervoso centrale che, in misura maggiore nel sesso maschile, ostacola l’azione di controllo della corteccia prefrontale disinibendo e favorendo i comportamenti aggressivi. Da queste considerazioni si ricava che ogni strada, ogni proposta, ogni nuova teoria o nuovo studio dovrebbero essere attentamente analizzati e considerati, nel tentativo di arginare un fenomeno – quello della violenza, non solo di genere – che dilaga e contamina di sé tutti i territori sociali. Del resto, non è Feuerbach ad averci insegnato che “l’uomo è ciò che mangia”?