Quando ho letto di questa storiaccia, il primo pensiero è andato ai genitori della ragazza, devastati dal dolore più grande che ci sia, quale è la perdita della propria creatura. Un dolore sporcato, però, indelebilmente, dalla scenografia in cui è avvenuta la morte della figlia. Una studentessa che si è giocata il futuro – e il ricordo che lascia di sé – in una cantina di periferia, appesa a un tubo, con una corda attorcigliata al suo corpo, dopo essersi imbottita di droghe e con l’obiettivo di superare i confini del «normale» piacere erotico. Per fare ciò, quella sera la ragazza si è dimenticata di qualsiasi cosa: affetti, dignità, prospettive, prudenza. Lei, poco più che ventenne, ha seguito un quarantenne esperto di sesso sadomaso. Ha voluto giocare a perdere il respiro, e ha perduto la vita. L’avrà fatto per perversione o per un assurdo piacere momentaneo? Per compiacere gli altri due o per se stessa? Forse per la noia di vivere. Non lo sapremo mai. Certo è che oggi il mondo sottopone tutti a una sovradosaggio di stimoli sessuali, per cui a molti non basta il piacere ottenibile con i metodi naturali. I gusti sessuali sono infiniti e altrettanti i modi attuarli; fatto sta che nell’800 bastava una caviglia nuda per provocare eccitazioni; in questi tempi, invece, il corpo racconta troppo e dappertutto per essere seduttivo di per sé. Il sesso è diventato il più immediato mezzo di comunicazione interpersonale, quando una volta costituiva invece un punto di arrivo complicatissimo da raggiungere. La fatica e la creatività, ma anche il desiderio ripetutamente frustrato consentivano percorsi emozionali che preparavano a un piacere generalmente più che gradito. Poi sono venute le nudità sempre più enfatizzate, la liberazione sessuale, i buffet di corpi a disposizione a ogni ora del giorno e della notte: a questo punto le cariche di adrenalina, coltivabili nelle attese, non sono state per molti più sufficienti. Il sesso estremo è, quindi, diventato molto diffuso e non c’è neppure un residuo di pudore per non parlarne e persino vantarsene. Scopriamo che ci sono addirittura corsi organizzati per apprendere «l’arte» dei nodi, delle legature, del bondage. Internet è invasa da indicazioni, informazioni e racconti di esperienze personali. Addirittura i cultori della varie «specialità» si riuniscono in circoli e creano corporazioni per entrare nelle quali basta essere, forse, impotenti, deficienti, e morbosi. In barba ai principi di libertà e non violenza che la società predica, e per i quali molti combattono con convinzione, ci sono questi folli che instaurano nel rapporto sessuale meccanismi di schiavitù e dipendenza, allestiscono coreografie di imprigionamenti, rilanciano riti e torture tribali. Sono situazioni davvero molto diffuse che, tuttavia, non indignano e non preoccupano, come sarebbe necessario. Forse perché si considera il sesso un territorio di estrema libertà, come in effetti è quando il programma di attuazione è serenamente condiviso. C’è da chiedersi, però, se il farsi e il fare del male con strumenti e situazioni mortifere possano essere considerati entro i confini del «serenamente condiviso», o siano piuttosto l’effetto, e sovente il punto terminale, di una vita condotta con troppa facilità e superficialità, senza fatiche e vera responsabilità. Avendo avuto sempre tutto e subito. Si fa tanto parlare di sesso sicuro, e poi ci si accosta con goduria spensierata a corde ed altri strumenti di sevizie, ponendo la propria incolumità nelle mani di maniaci esaltati dal desiderio di violenza. Questo vuol dire trascurare e travalicare il concetto di sesso sicuro, per entrare nel territorio della sfida alla morte che, sola ormai produce a molti annoiati l’indispensabile adrenalina. Dunque, e purtroppo, il sesso è solo uno dei tanti sistemi ricercati oggi, anche e soprattutto dalle nuove generazioni, quale antidoto alla piattezza e all’opacità di tante vite vissute senza progetti, sogni e stimoli sani; c’è infatti anche la cocaina, l’alcol, gli acidi da «calarsi», la velocità esagerata in auto, i balconi dai quali buttarsi. Qualsiasi contingenza, insomma, che preveda l’azzardo e l’eventualità di incontrare la morte, diventa, così, paradossalmente, vitale e irrinunciabile.