Di Annamaria Bernardini de Pace
Nel 1991 il fotografo Kirk Weddle ha realizzato – su incarico di un’etichetta discografica americana – la fotografia di un bimbo di pochi mesi, nudo, che nuota sott’acqua. In cambio dell’immagine del figlio, i genitori del neonato hanno ricevuto 200 dollari. Questa fotografia è diventata la copertina del nuovo album della band musicale, all’epoca pressoché sconosciuta, i Nirvana. Alla foto originale, in fase di post-produzione, accanto al bimbo sott’acqua, era stata aggiunta una banconota di un dollaro attaccata a un amo. Titolo dell’album: “Nevermind”, cioè “non importa”.
Senza importanza, infatti, per il piccolo modello, è stata questa foto per trent’anni. Finché, dopo aver navigato al di sotto del tessuto sociale, appunto, per trent’anni, in un’apnea evidentemente per lui insopportabile, non ha pensato di andare da un avvocato e trovare il sistema di farsi conoscere. Perché oggi la notorietà, anche a costo di fare figuracce di “emme”, sembra il traguardo più importante da conquistare. Più dei soldi, di un posto di lavoro e di un buon matrimonio; molti pensano più facile da raggiungere uno di questi obiettivi, appunto, dopo la conquista della notorietà.
È chiaro che questa foto sulla copertina dell’album ha voluto essere una provocazione simbolica: contro il mondo capitalista, che arriva a immaginare persino un bimbo inconsapevole all’inseguimento del denaro. È chiaro che i genitori di Spencer Elden saranno stati felicissimi di duecento dollari, guadagnati per un bagnetto del figlio, e che, forse, costituivano molto di più di quanto guadagnassero loro stessi nel periodo di tempo impiegato dal bimbo per essere immortalato.
Peraltro, negli anni, lo stesso Spencer è stato fiero di quello scatto, tanto da voler partecipare ai festeggiamenti del venticinquesimo anniversario di Nevermind, facendosi addirittura fotografare nella stessa posizione di allora. Non nudo, ma in costume. Bontà sua. Avrà ricevuto qualche dollaro anche in questa occasione? Se non li ha ricevuti, forse ha iniziato a rosicare e, in assenza di soldi, di una moglie o di un lavoro produttivi, si è affidato all’inventiva di un avvocato, il quale ha fatto causa ai membri sopravvissuti della band, nonché all’amministratore del patrimonio di Kurt Cobain, all’ex moglie di Cobain e al fotografo; la scusa cavillosa per andare in giudizio, è che la foto sarebbe pedopornografica, vi sarebbe stato sfruttamento sessuale commerciale a danno di un minore e, soprattutto, Spencer avrebbe subito danni per tutta la vita, da stress emotivo estremo e interferenza con il normale sviluppo e progresso educativo.
Non è dato sapere che cosa abbia fatto quest’uomo, di serio o di inutile, nei trent’anni precedenti. Infatti, comunque sia, più di uno scatto fotografico, possono fare bene o male i genitori. È da loro, infatti, che dipende la crescita fisica, l’educazione e la formazione psicologica dei figli. E allora, perché il simpatico avvocato, invece di chiamare tutta quella gente, che di sicuro non ha partecipato all’ideazione e alla creazione della foto, non ha chiamato in causa i genitori? I genitori, questi sì, avrebbero potuto rispondere sia delle carenze educative e affettive motivo del presunto stress emotivo sia delle interferenze nello sviluppo del ragazzo, ma avrebbero anche potuto rispondere dell’esistenza di quella fatale fotografia.
Infatti, quando i genitori hanno autorizzato la cessione dell’immagine del figlio, che aveva meno di un anno, quindi era minorenne, lo hanno fatto assumendosene integralmente la responsabilità. Come qualsiasi genitore fino alla maggiore età dei figli. Ebbene, risulta per caso che, compiuti i diciotto anni, il ragazzo si sia lamentato con i genitori, o dei genitori, della fotografia o della carente educazione ricevuta? Risulta, forse, che abbia chiesto ai genitori il resoconto del destino di quel denaro guadagnato grazie a se stesso da piccolo? Sono davvero curiosa di capire come l’avvocato proverà che per trent’anni Spencer ha sofferto per quella foto, provando indignazione, disgusto, ansia, vergogna.
È per questo che si è tatuato sul braccio la scritta “Nevermind”? E quando si è accorto di provare vergogna per essere apparso nudo su un album di grande successo? Ma chi mai può vedere un’immagine oscena in un bimbo di pochi mesi nudo, se non chi è osceno dentro l’anima? Dobbiamo solo ricordare che i Nirvana nel 1991 non era noti, forse hanno fatto persino fatica a raggranellare i 200 euro e nessuno poteva mai pensare a un successo così clamoroso. Non certo dovuto alla copertina.
Dunque, ai propri genitori, il figlio ingrato (della notorietà ricevuta solo grazie al poetico scatto) non ha mai rinfacciato nulla; e allora perché prendersela addirittura con la ex moglie di Kurt Cobain?
Caro Spencer, non ti mettere di traverso nella storia musicale degli ultimi trent’anni, con argomenti imbarazzanti quanto le presunte molestie sessuali ricevute da aspiranti attrici e poi denunciate dopo decine d’anni dal raggiungimento del successo. Tu, caro Spencer, non hai avuto neppure successo. Cosa pensi di ottenere facendo causa a un assembramento di persone sbagliate? Un’altra foto? Un altro dollaro? Non importa. Nevermind.