Che cosa può mai spingere un uomo bello, ricco, di successo, apprezzato e amato da tutti, e soprattutto da sua moglie, a spendere un sacco di soldi per passare alcune ore con una o più prostitute? Le risposte sono molte e alcune scontate. Perché gli uomini sono tutti traditori, perché ci sono troppe donne disponibili e avide, perché il sesso matrimoniale dopo un po’ stufa, perché certe fantasie perverse non possono attuarsi nel talamo coniugale, e via dicendo. Ma c’è un altro e più articolato piano di lettura del tradimento sessuale, che forse vale la pena di esaminare nel caso di Tiger Woods, che offre dettagli di fatto più specifici. Intanto sembra certo che la coppia fosse unita da sentimenti profondi. Ne è indizio l’immediata e disperata reazione della moglie che, colto il marito esattamente in fallo, prima l’ha preso letteralmente a mazzate (da golf) e poi ha lasciato repentinamente la coniugale vita sfarzosa. Indignata e ferita. Altro indizio è la risposta di lui, pronto a lasciare palcoscenici mondiali e fiumi di denaro per tentare di riprendersela. Sono assolutamente convinta che il tradimento sia inaccettabile e imperdonabile, quando e se si ama. Negoziabile e superabile, invece e solo, nella mediocrità dei sentimenti o per interessi di vario genere, anche non economici. Il tradimento di lui, peraltro, non si è rivelato quella che gli ipocriti e i banalizzatori della slealtà definiscono «scappatella», bensì un sistematico e dispendiosissimo ricorso alle prostitute. Quando lui, ricchissimo e fascinosissimo, con in più il valore indotto dell’essere campione universale, poteva scegliere chiunque e dovunque anche gratis. Perfino in comitiva, se proprio voleva realizzare fantasie sessuali diverse da ciò che offriva la consuetudine casalinga. Ma l’essere famoso è una condanna, non concede alternative, perché la gratuità non garantisce il silenzio, fondamentale per preservare l’immagine pubblica e la tranquillità privata. Invece la prostituta seria e professionale, a differenza della escort d’accatto, sa che il prezzo, soprattutto se alto, paga la riservatezza. Se non altro finché la moglie non alza il sipario e sul palcoscenico c’è posto, visibilità e denaro per tutti. Il traditore, però, come tutti i traditori è convinto di essere un grande stratega, fino a un momento prima di respirare il fetore della vergogna. Sessantamila dollari, tuttavia, spesi per retribuire le prestazioni di una sola prostituta, potrebbero anche essere stati considerati, un tempo, dall’oggi ormai patetico Tiger, il giusto prezzo da tributare al proprio delirio di onnipotenza. «Nessuno può pagare tanto una donna, per poche ore. Io sì». E il malloppo, per entrambi, può avere costituito un Viagra naturale, consentendo reciproche stupefacenti prestazioni. L’eccessivo benessere può distruggere, ma può assicurare un memorabile corto circuito dei sensi. Rigorosamente segreto e costato in proporzione alla notorietà del personaggio. Non mi convincono del tutto neppure queste ipotesi, però. Darebbero per scontati troppi ragionamenti, freddi e dolosi, nel traditore, partendo dal presupposto che Tiger ed Elin fossero una coppia felice e innamorata. All’interno di ogni coppia, tuttavia, anche la più solida e felice, ci sono sottili ed evidenti giochi di potere, dinamiche complesse, memorie emotive della relazione, posizioni di ruolo inevitabili che non sempre assicurano la serenità individuale. Anzi, la stratificazione di questi meccanismi nel tempo, può innescare reazioni a catena, a volte disastrose. Una di queste reazioni possibili è la fuga dalle responsabilità. Anche inconscia, se pure attuata nei comportamenti che costituiscono la confessione di come si è realmente. Molte persone, e credo anche Tiger, sembrano capaci di agire in modo efficace, dimostrano di saper scegliere il lavoro, il partner, i progetti, le situazioni, epperò a un certo punto si rivelano in balia di se stessi, dei fatti, delle proprie ancora sconosciute inadeguatezze. Si dimostrano, cioè, irresponsabili. Capaci in pochissimo tempo di distruggere la loro vita e quella degli altri. L’errore commesso è il sintomo della «malattia». Nella specie, l’irresponsabilità affettiva. Probabilmente Tiger, come tanti, soffriva di una sorta di claustrofobia emotiva nell’adeguarsi ai doveri di lealtà e fedeltà connessi alla scelta importante di unirsi a una donna e costruire una famiglia. E dunque cercava parentesi di leggerezza, più compatibili con la sua immaturità, nella pesantezza ripetitiva del racconto coniugale. Si sa che è più facile dare e prendere il meglio da una donna nel breve spazio di uno spot. Comprarsi un lussuoso oggetto comporta meno responsabilità che adottare un cane. Il vizio di un giorno è un piacere assoluto, svincolato dal mondo e da qualsiasi dovere. Con la prostituta, qualsiasi obbligo si conclude col pagamento del prezzo. E soprattutto non ci sono aspettative né conflitti verso chi non si incontrerà più. Qualunque sia il costo, il pagare la prestazione sessuale – abitudine più maschile che femminile, per ora – vuol dire liberarsi di ogni impegno mentale e fisico, di ogni conseguenza, critica e ricordo, che vi sarebbero inevitabilmente se si facesse sesso con assunzione di responsabilità personale. Che è, di fatto, un dovere e un limite alla libertà. Ma anche il prezzo della maturità e della grandezza: uomini si nasce, responsabili si diventa. Caro Tiger, anche in nome della legge.