Due terroristi spagnoli, che hanno ucciso tre persone e sono detenuti in carcere, sono stati, su loro richiesta, inclusi dallo Stato Spagnolo nel programma gratuito di fecondazione assistita. L’assistenza è l’opera prestata a favore di chi è in necessità, in pericolo (grande Dizionario Battaglia); l’assistenza è aiuto, cura. L’assistenza sociale è l’attività svolta da enti pubblici o privati per rispondere alle esigenze delle categorie sociali bisognose, al fine di migliorare le condizioni psicofisiche. L’assistenza pubblica, è quella svolta dallo Stato con fondi propri (cioè ricavati dalle imposte e tasse pagate dai cittadini) e finalizzata al mantenimento dei cittadini inabili e privi di mezzi di sussistenza. C’è infine l’assistenza familiare che comprende un insieme di obblighi assunti col matrimonio da ciascuno dei coniugi reciprocamente verso l’altro e verso i figli. Ebbene, non si capisce in quale sistema assistenziale debba essere inquadrata la richiesta dei due terroristi e pluriomicidi spagnoli, condannati a molti anni di carcere, e in base a quale principio di diritto individuale o di dovere pubblico sia stata inverosimilmente accolta dallo stato spagnolo. Il carcere è il luogo in cui vengono rinchiuse le persone private della libertà, per ordine dei giudici, e per tempi più o meno lunghi commisurati alla gravità del reato. Il fine della prigionia è pur sempre di redenzione e di ritorno alla vita sociale, ma il principio di base è quello della sanzione. Intanto, cioè, mentre sta tentando di redimersi, il prigioniero deve pagare per ciò che ha fatto: il prezzo è nella significativa limitazione dei diritti civili e, in particolare, della libertà personale, che si declina anche nella libertà sessuale e in quella di procreare. Se così non fosse, non ci sarebbe all’interno delle carceri la divisione tra reparti maschili e femminili; ma soprattutto il carcere si risolverebbe in un festante lupanare, a spese della pubblica assistenza. E’ dunque incredibile, già da questo punto di vista, la decisione dello stato spagnolo di accedere alla richiesta sfrontata dei due pluriomicidi. Due assassini, incuranti di avere ammazzato le vite altrui, si fanno paladini del diritto alla vita di una creatura, affinché possa affermare la loro vitalità e permanenza nel futuro. E’ vero che per pudore essi hanno chiesto la fecondazione assistita, ma da qui all’ulteriore futuro passo della fecondazione “senza che nessuno assista”, per rispetto della riservatezza, alto diritto individuale, ci vuole davvero poco. In ogni caso il carcere non è un albergo, una beauty farm o una clinica, dove ciascuno può pretendere di fare ciò che vuole a spese dello Stato; così intendendolo si aprirebbero voragini di richieste personalissime alle quali non si potrebbero che opporre rifiuti discriminatori, posto che ogni richiesta avrebbe la radice nella libertà personale non più compressa in assoluto: i terroristi omicidi che aspirano alla costosissima procreazione, sono forse più nobili della rapinatrice seriale che vuole un nuovo seno al silicone? D’altra parte il restyling toracico è un fatto personalissimo, con proprie libere motivazioni, che fa male, però, solo a chi vi si sottopone; fare un figlio dal carcere e in carcere, invece, provoca danni e spese nella catena generazionale e nel contesto sociale futuro. Per di più, chi non approfitterebbe di una noiosa permanenza in galera per un attento e prolungato trapianto dei capelli o per un provvidenziale lifting, sempre gratis e intanto al riparo da occhi indiscreti? Questa autorizzazione dello stato spagnolo (che peraltro ha indignato giustamente le molte coppie non omicide in lista di attesa e, tuttavia, postergate dall’urgenza fecondativa di due terroristi) è anche fortemente discriminatoria verso tanti cittadini perbene che hanno patologie serie e che si affidano per le cure ai lunghi tempi dell’assistenza pubblica, così tempestiva e generosa invece verso due assassini. Sembra che la fecondazione in vitro costi allo stato spagnolo almeno 6.000 €, oltre alle spese periodiche di uscita, accompagnamento e ritorno in gattabuia dei due prigionieri. Senza contare quanto peserà sullo stato, cioè ai cittadini, non solo la gravidanza e il parto, ma anche il povero bimbo che dovesse mai nascere, per crescere prima dentro una prigione, educato poi da genitori delinquenti e pretenziosi, e infine inserito in chissà quale famiglia, portandosi dietro i colori spettrali delle sue inquietanti origini. Il preteso diritto di procreare dei detenuti non deve travolgere – per egoismo personale, ipocrisia sociale, assistenzialismo ottuso e complicità dello Stato – l’interesse assoluto, morale e materiale, di un nascituro che, potendolo fare, non sceglierebbe mai la vita alle condizioni che altri hanno dissennatamente per lui voluto: genitori assassini e un carcere come culla. Addirittura, e scandalosamente, in nome della legge. P.S.: Noi cittadini italiani abbiamo ben poco da ridere o da indignarci, dal momento che all’infermiera assassina di Como lo Stato ha concesso di sposarsi in carcere e di avere un paio d’ore riservate, e a disposizione, da consumare e “per consumare” con lo sposo novello, anche lui ingabbiato. Che dire di questa nuova Bengodi sanzionatoria?