Il principe azzurro c’è: fa il minatore in Cile

Non è vero che tutti gli uomini siano lagnosi o violenti, noiosi o traditori. Malgrado moltissime donne lo pensino. Quasi tutte, in verità, se interrogate nel segreto e sotto giuramento di non rivelarne l’opinione a chicchessia. Lo scenario in effetti ci darebbe ragione, se soltanto limitassimo l’analisi conoscitiva del genere maschile a quello che leggiamo ogni giorno sui giornali. Da una parte si racconta di padri separati petulanti e senza nerbo, capaci solo di infinite litanie su quanto costa la moglie, com’è ingiusto il calcolo dei giorni di visita a disposizione, come sarebbe bello se le mamme fossero inviate al confino e i figli affidati ai papà. E’ di tutta evidenza che il tasso di seduzione erotica di questi maschi è pressoché pari allo zero. Dall’altra, purtroppo, la cronaca è ricchissima di storiacce sanguinarie, nelle quali protagonisti sono uomini violenti, vendicativi, rabbiosi che sterminano mogli, figli, genitori, nipoti nel segno del potere personale messo in discussione. Ma anche con la forza bruta di una sessualità peggio che bestiale, sorda a qualsiasi ipotesi di rispetto per la vita. Propria e altrui. Tanto che, dopo avere ucciso, chiedono scusa: come se bastasse il pentimento (a parole….) per far rinascere una vita massacrata. Ma i media ci raccontano anche di uomini, per lo più politici, sgradevoli nella ripetitività del loro copione, fatto di promesse urlate con tracotanza e di silenziosi voltafaccia alla resa dei conti del potere. Ma anche di progressisti in pubblico e passatisti nel privato, tanto da essere manovrati persino da parenti e affini. Quando non , addirittura, da cortigiane e avventurieri. E’ chiaro che il loro erotismo può essere intuito e attivato solo da persone più esperte nella regia occulta che dotate del coraggio di calcare la scena. Ci sono poi gli uomini tristi. Quelli che si fidanzano perché è arrivato il momento, che si sposano perché lei è incinta, che si separano perché lei se n’è andata, poi si riaccasano per non restare soli. Socialmente depressi, nel privato sono parassiti della situazione che si crea loro intorno. Il panorama sessuale è ristretto all’opportunità o meno della procreazione. Se richiesta con insistenza e i dovuti modi dalla malcapitata con, tuttavia, un dna molto simile. E come non dire dei traditori, cioè di quasi tutti gli uomini. In parte, anche appartenenti alle ora indicate categorie. Uomini che smentiscono le premesse e sbeffeggiano le promesse. I traditori, però, vivono di un altissimo indice di gradimento, sapendo sedurre qualsiasi tipo di donna e lasciando dolore e macerie sui numerosi letti che frequentano. E’ un tasso erotico precario il loro, buono per tutte le stagioni e, quindi, privo di nerbo e caratterizzazione. Molto dimenticabile. Anche questi chiedono scusa, dopo l’inganno e la truffa, convinti di un’onnipotenza personale in grado persino di dolcificare le saline. In tale variegato e imbarazzante scenario, le donne si sentono smarrite. Deluse. Lo sono senz’altro quelle che vedono nel maschio il sogno, l’obiettivo, il completamento del meglio di sé. Le donne che si innamorano se si imbattono nella protezione, nel coraggio, nella responsabilità. Nella forza vitale, che diventa erotismo quando incontra e spiega i sentimenti. Non sono per nulla deluse, invece, quelle donne che dall’uomo vogliono denaro, potere, status. Che aspettano e trovano un uomo per avere qualcosa o qualcuno. Fino a pochi giorni fa, era così. Questo era il paludoso fondale delle quotidiane scene di coppia e delle aspettative femminili. Questo vedevamo degli uomini. Oggi, è venuto il Cile a irrompere sulla scena. Questo paese, vecchio di soli duecento anni, già gravemente ferito da un enorme terremoto. E poi attonito davanti alla tragedia della miniera. Dopo poco più di due mesi, dal lungo e angosciante silenzio sottoterra, sono apparsi, con una gioiosa, robusta, irruente cavalcata, 33 uomini straordinari. Proprio nel senso che sono fuori dall’ordinaria banalità. Sani, coraggiosi, pazienti, forti. Uomini, insomma. Ricchi di orgoglio e dignità. Capaci di affrontare la fatica e di coltivare la speranza. Uomini che non piangevano neppure nelle viscere della terra; che coltivavano ricca e profonda nostalgia per i figli lontani; che scrivevano poesie, allenavano il corpo, tenevano il diario dell’esperienza difficilissima; si facevano coraggio a vicenda; si raccontavano il futuro. Sperimentavano la tenacia silenziosa e la potenza dell’amicizia. Nello stesso momento in cui, nel resto del mondo, un baby sitter violentava una bimba di due anni, uno zio stuprava e strangolava la nipote quindicenne, un figlio uccideva i genitori per carpirne i soldi, un pazzo serbo creava terrore negli stadi, milioni di uomini si drogavano e si imbottivano di viagra e chalis per mostrarsi “maschi”, e altrettanti piangevano per gli assegni da pagare alle ex. E tutti gli altri, uomini e donne, si nutrivano di invidia e odio per i loro competitors politici, professionali, sportivi. Tutti, mettendo in mostra questo schifoso modo di sentire anche su qualsiasi mezzo di comunicazione del mondo. Senza vergogna. Dal profondo della terra è poi finalmente sgorgato, grazie a trentatré fieri minatori, un fiume caldo e potente di umanità, amore, coraggio. Maschiezza. Trentatré uomini hanno mostrato al mondo, con grande dignità, che cosa voglia dire essere uomini. Ci hanno regalato l’emozione della speranza appagata, l’ammirazione per la loro faticosa pazienza, le lacrime per la solidarietà autentica. Ci hanno spiegato che è vero, e ancora possibile, coltivare e trasformare la forza innata dentro ai maschi, per dirigerla verso sentimenti e comportamenti di eccellenza, anziché spegnerla nella melma dell’incapacità o farla esplodere nella violenza bruta. Ci hanno insegnato ad apprezzare e amare ancora gli uomini. Là, dove esistono e da uomini si comportano.