Se non fossi ancora nata, e se oggi una cicogna dovesse portarmi sulla terra, avrei il terrore di scoprire la “qualità” della famiglia scelta per la mia crescita e la mia educazione. La cronaca quotidiana ci offre esempi pessimi di genitori: maltrattano i figli, li abbandonano alla servitù, li dimenticano in auto, li lasciano soli sui balconi; li uccidono, li sfruttano; ne abusano sessualmente. Hanno perduto il senso dell’onore, della responsabilità; forse hanno smarrito l’istinto protettivo di conservazione della specie. Non tutti sono così, per fortuna, ma molti. Troppi. Ne basterebbe uno a creare scandalo in una società civile e giuridicamente attenta. Invece, la reazione a ogni notizia di cronaca è lo sconcerto, che però si traduce rapidamente in indifferenza. Una piccola bimba viene dimenticata in auto? Non solo si perdona l’irresponsabile padre, ma, invece di vedere genitori che alzano il livello d’allarme e d’attenzione, nel giro di pochi giorni c’è un’altra incolpevole vittima di un identico comportamento. E, dopo un giorno ancora, emerge l’ignominia di una madre che lascia il figlio in macchina per dedicarsi ai videogiochi. Viene rapita una ragazzina? Non si crea un cordone di sicurezza familiare intorno agli adolescenti, ma li si lascia soli, come prima, ad affrontare il mistero sanguinario della violenza di ogni giorno. I figli non sono da tutti rispettati, come si dovrebbe, quali soggetti di diritto, particolarmente deboli; bensì sono trattati come oggetti del desiderio prima che nascano, e beni di consumo personale subito dopo. I figli devono rendere felici, devono essere belli e bravi, non devono dare fastidio, devono essere utili quando serve. Per esempio, nelle contese familiari che segnano tante separazioni e divorzi. I figli sono a volte un bottino di guerra da conquistare, a volte un’arma da offesa o difesa; o, ancora, lanciafiamme o carri armati che feriscono o uccidono il coniuge non più amato. Bombe a orologeria, innescate per esplodere al momento giusto. Tre donne P.M., da anni stanno raccontando del drammatico problema emerso nelle procure; dove, dice la Dott. Carmen Pugliese di Bergamo, l’80% delle denunce di maltrattamenti nelle separazioni a danno di mogli e figli, sono false. Secondo la Dott. Pezzuolo , a Firenze, le querele contro il partner, artificiosamente costruite, oscillano addirittura tra il 70% e il 95%. Secondo la Dott. Bresci, anche a Genova si ricorre alla querela per spuntare assegni cospicui. Passi che lo facciano le mogli senza figli nella rabbia del distacco, e dopo epoche infinite di maltrattamenti maritali. E’ indecoroso, ma non tragico. Finisce quasi sempre col ritiro della querela in cambio di denaro. Devo dire che le percentuali mi sembrano eccessive, anche perché sottendono la complicità di altrettanti avvocati che, invece, per dovere deontologico, dovrebbero svolgere la loro attività con lealtà e correttezza. Dunque non dovrebbero mai avallare denunce per fatti che sappiano non veri e mai dovrebbero piegarsi all’uso distorto dei mezzi processuali. Tuttavia, molti genitori sono mostruosamente orgogliosi consapevoli di usare i propri figli per teatrini macabri e nel proprio esclusivo interesse. Madri e padri denunciano falsi abusi, falsi maltrattamenti, false corruzioni a danno dei figli, per togliere di mezzo l’altro genitore, ritenuto rottamabile con mezzi disonesti e rapidi. Per questa orrenda specie di genitori e per gli avvocati, se ci sono e ne sono complici, l’unico obiettivo è il trionfo nella causa, la rapina “legalizzata” di figli e denaro. Ma mentre un avvocato che vince grazie alla menzogna offende se stesso e la categoria cui appartiene (composta di maggiorenni in grado di difendersi e di punirlo), un genitore che si serve di un minorenne, per di più suo figlio, per minacciare, ricattare, infamare l’altro, solo per vendetta e per negargli le visite, compie un danno gravissimo a tempo indeterminato. Uccide il potenziale di sentimenti del proprio figlio; innesca in lui meccanismi nocivi di difesa e sfiducia; gli ruba il nutrimento affettivo dell’altro genitore. Lo avvolge in una simbiosi maligna facendogli credere – con mezzi viscidi e infidi – di salvarlo dal mostro, quando il mostro è proprio il presunto salvatore. Questi comportamenti manipolatori e strumentali sono, per di più, violentemente offensivi verso le donne maltrattate davvero, gli uomini autenticamente oggetto di stalking, i bambini picchiati e abusati dai loro genitori. Che, comunque sia, sono tanti e non riescono a ottenere in tempi umani l’aiuto e la protezione garantiti e dovuti dallo Stato. Anche, ma non solo, perché i pubblici ministeri perdono tempo prezioso a riconoscere e scremare i falsi abusi e le false violenze. D’altra parte il nostro ordinamento giuridico è sensibile alla protezione delle persone nel contesto familiare, ben consapevole che proprio le violenze più atroci (fisiche, psicologiche, economiche) si consumano anche tra le più eleganti e lustrate mura domestiche. La legge però non basta, ad arginare questo crudele fenomeno: la responsabilità deve tornare ai genitori che devono smetterla di fare figli per gioco, per caso o per sé; ma anche agli avvocati che non devono azzerbinarsi ai clienti e al denaro; gli assistenti sociali, poi, hanno il dovere di controllare con diligenza continua le famiglie a rischio. I magistrati, da parte loro, hanno l’obbligo dell’intervento tempestivo, perché siano punite severamente sia la drammatica verità sia l’architettata menzogna. In mancanza di tutto ciò, non ci resta che aspettare il giorno in cui un bimbo potrà guidare la cicogna alla ricerca, sempre più ardua, dei buoni genitori.