Un’amica mi segnala, una sera, che c’è una mia fotografia e un mio indirizzo mail su un sito pornografico. L’informazione è accompagnata dalla «stampata» delle pagine del sito e, nel guardare, resto allibita: io, sorridente (ma inconsapevole!) mi propongo a un pubblico bisessuale di venticinque/quarantenni; mi dichiaro disponibile a qualsiasi tipo di attività sessuale, a 360 gradi, all’aperto, al chiuso, orgiastica, possibilmente con giovani e prestanti stalloni; indico il mio reale luogo di residenza, segno astrologico e persino una mail con le mie iniziali. Rimango attonita e presa dal panico, che si attenua solo quando noto che mi è stato fatto un generoso sconto sull’età. Ma, ancora incredula, continuo a scorrere le pagine e ho modo di leggere il contenuto delle mail che mi sono state inviate: un fiume di entusiastiche maialate, intervallate peraltro da apprezzamenti quasi galanti, e proposte di incontri a breve in ogni dove e per i più disparati scopi. Non so descrivere la reazione precisa, del cuore, del corpo e del cervello; fatto sta che ho trascorso la notte insonne e ho subito un significativo, allarmante, rialzo della pressione. Al mattino avrei voulto precipitarmi a sporgere denuncia, ma le udienze in tribunale me l’hanno impedito. Tuttavia, alle 13 mi sono recata alla Polizia Postale, ho esibito le pagine e ho sottoscritto la querela chiedendo anche l’oscuramente di quelle pagine dal sito. Dalla tragedia umana che stavo vivendo, sono passata in poche decine di minuti alla consolazione e alla serenità. L’orgoglio di essere italiana e di poter contare sulla tutela delle istituzioni – orgoglio da tempo ormai in coma perenne e attaccato esclusivamente alla cannetta del mio residuo ottimismo – all’improvviso ha avuto un piacevole risveglio. Senza appuntamento ero stata immediatamente ricevuta dal vicequestore Trifiletti che mi ha affidato al sovraintendente Deletteriis. Due donne straordinarie: competenti, efficienti, solidali. Con la loro attività, i consigli, le puntali spiegazioni e l’aiuto del mio amico Davide, in sole tre ore le pagine orrende sono scomparse da internet. La mia strana identità, rubata e maltrattata, così come era stata truccata e sporcata, utilizzata per il suo piacere perverso da qualcuno, ladro e porco, è stata azzerata. È stato come spogliarmi di un abito stracciato e insozzato, non mio, infilatomi a forza mentre ero con altri pensieri affaccendata. È andata bene e spero anche di scoprire l’autore di uno scherzo terribile e idiota o di una vendetta offensiva e davvero cattiva. Non sarà facile. Perché internet è una Cambogia di opportunità, interessanti ma anche devastanti. Mi meraviglio di quanti, con pericolosa spensieratezza, affidano a Facebook, Twitter, social network e blog, la loro vita, i pensieri, la foto dei figli, di vacanze e amanti. È un po’ come vivere senza porte né finestre, raccontando a tutti, con il megafono, la propria esistenza minuto per minuto e lasciando che chiunque possa entrare in casa. Al piacere assurdo delle ipotetiche relazioni virtuali, si può però sostituire all’improvviso il furto, la rapina, lo stalking, lo stupro, la manipolazione della personalità. Ladri, violenti e mentecatti, del resto, sono fruitori di internet come le persone perbene. Ma la sconsiderata fiducia che si regala alle «richieste di amicizia», e alla condivisione indiscriminata, rende più facile l’attività dei malintenzionati. Non frequento i social network, non solo perché non ne avrei il tempo, ma per un principio di legalità: è un mondo senza leggi e senza regole quello di internet, nel quale ogni giorno, anzi ogni mezzo minuto, si violano tutti i diritti assoluti. Identità, dignità, libertà, riservatezza, nome, immagine sono alla mercé di chiunque. E non «di» chiunque, ma «del» chiunque possibile, bisogna sempre diffidare. Perché la propria dignità ha un prezzo altissimo: se ferita, non è mai adeguatamente risarcibile.