Cara Elsa, per una sola volta diamoci del tu. Non considerarlo un sacrilegio: in fondo, dobbiamo solo parlare di cose di casa, e siamo anche coetanee. Dunque, dicevi? «Gli uomini dovranno fare di più in famiglia, poiché il tema della conciliazione tra gli impegni sul luogo di lavoro e quelli in famiglia, non riguarda soltanto le donne». Prima di tutto, devo segnalarti che apprezzo, mi fa quasi tenerezza, questo tuo costante tentativo di essere empatica, lasciandoti scappare sia le lacrime, sia quello che pensi di volta in volta. Poco diplomatica, e invece molto solidale, quando ti rendi partecipe, con una soffiatina di naso, del dolore corale per il «sangue» versato, che tu, peraltro, costretta dalla crisi, hai aspirato dalle nostre vene. Se ti mostrassi antipatica, ti massacrerebbero tutti, perché sei donna e non puoi permettertelo. Invece, questo tuo affrontare temi che riguardano tutti – il lavoro, le pensioni, gli anziani e scaricare la lavapiatti – e liquidarli con parole di apparente e risolutiva saggezza, ti permette di conquistare gli animi più semplici e di incuriosire i disperati. Però, con la tua forza, generosa e spensierata, di volere risolvere a modo tuo i nostri problemi, non ti rendi conto, soprattutto questa volta, dei potenziali, forse già attuali, conflitti che le tue parole creano fra le coppie. Non so quale sia la teoria e la posizione del signor Fornero sulla questione, ma gli uomini che volevano fare i casalinghi e i mammi, già hanno adeguato alla pratica il loro spirito e la solidarietà verso le compagne. Senza bisogno di incentivi e, a volte, con la necessità di qualche freno, visto lo strapotere che, anche tra spesa e lavatrici, riescono a esercitare. Imprudentemente ma, sono certa, consapevolmente, ti sei dunque rivolta agli egoisti, ai prepotenti, narcisi distratti; tuttavia, non hai pensato alle donne gelose del proprio ruolo, anche se faticoso, e a quelle che difendono l’erotica maschiezza a qualsiasi prezzo. Queste ultime, in particolare, sono le stesse che hanno lottato a lungo per affrancarsi dai lavori domestici. Non parlo delle retrive femministe che, sadicamente, hanno da tempo costretto i compagni a sparecchiare e a rifare i letti, bensì delle femmine tenacemente femmine che, evitando, per quanto è possibile, loro stesse di sporcarsi le mani con stracci e spazzoloni, non si sognerebbero mai di chiedere a un maschio altro aiuto che non sia quello di pagare lo stipendio alla colf. Né tantomeno scapperebbero con un uomo perché eccellente nello stirare. D’altra parte, qualora mai queste donne chiedessero agli ultimi esemplari maschi di scopare in cucina, ci sarebbero più equivoci che pulizia. Comunque sia, se escludiamo esodati, cassintegrati, licenziati, privi di alibi per sottrarsi alla condivisione del lavoro casalingo, e se cancelliamo altresì la specie maschia protetta dalle mogli ultras, o gli uomini affascinati dalla casalinghitudine, che cosa resta alle donne per farsi aiutare a conciliare i tempi e le fatiche del lavoro dentro e fuori casa? Restano, cara Elsa, gli uomini prodotto di una cultura matriarcale, ancora vigente per la quale la casa è il regno della donna, la famiglia è un problema delle madri e all’uomo è riservato l’onore di fare l’uomo. Salvo rivendicare il contrario di tutto al momento della separazione. Questa è la realtà degli uomini, e delle donne, cui ti sei rivolta con un buffetto sulla guancia e un’autorevole pacca sulla spalla. Ma vorrei capire se, quando hai lanciato questo simpatico invito, hai immaginato, per esempio, un Passera impegnato a strofinare i rubinetti per eliminarne il calcare, o un Monti che pulisce diligentemente il bagno prima di portare la spazzatura in cortile, o, ancora, un banchiere lobbista intento a programmare con la moglie i turni per stirare le lenzuola o assistere il nonno solo e malato. Se non è stato così, hai peccato un pochino di snobismo e anche un pochino d’irrealismo. Non ti sei mai accorta che gli uomini fanno solo i lavori che li appassionano o che credono dignitosi per il loro supersé? E che le donne hanno nel Dna i concetti di cura, accudimento, pulizia? Non dico che non si debba collaborare nella coppia; per amore e per civiltà si fa questo e altro. Tuttavia, che sia il ministro del Lavoro a suggerire comportamenti casalinghi, ad alto tasso di litigiosità sessista, invece di rendere più lieve il lavoro delle donne con interventi statali (detraibilità fiscale dei costi delle colf, conciliazione degli orari di lavoro con quelli delle scuole, seria sostenibilità economica delle casalinghe, accattivanti proposte per la crescita economica, ecc.) ha proprio il sapore della provocazione e della disattenzione dello Stato. Come dire: donna, lavori troppo? Hai un uomo, fatti aiutare! Il che si trasforma nell’incentivo inesorabile al lavoro per avvocati divorzisti che, in luogo degli ormai desueti tradimenti sessuali, potranno far valere la colpa della frattura coniugale nel non aver fatto, il marito, il bucato o nell’aver lasciato i piatti sporchi nel lavandino. Perché, per ora, nel sentire comune, il lavoro domestico non nobilita l’uomo.