Dentro il “populista Beppe Grillo parlante” c’è un arrogante “Pinocchio –maschilista”. Predica democrazia e libertà, ma emana editti e aggredisce le donne. Pretende trasparenza, ma evita di garantirla per quanto lo riguarda. Censura chiunque, ma non ammette confronti. Parla alla pancia degli italiani, ma prende a calci nel sedere i suoi attivisti. Insomma, è incoerente e bugiardo come molti uomini, ma villano come pochi. Una per tutte, la frase da lui pronunciata, scritta e diramata in internet diretta a Federica Salsi “Il punto G, quello che ti dà l’orgasmo nei salotti del talk show”. Un pensiero volgare, di vieta matrice sessista, destinato a commentare, o meglio a censurare, la partecipazione a Ballarò di un’attivista del movimento 5 stelle. Descritta peraltro (la partecipazione) come avvenuta con “voluttà”, a favore di un pubblico incapace di capire e di giudicare. Forse, in quest’ultima osservazione, c’è il senso di colpa di essere diventato lui qualcuno di conosciuto, proprio grazie a quel mezzo televisivo che ora demonizza a scapito degli altri. Secondo me, Grillo, del punto G, non sa proprio niente e, probabilmente, non si è mai posto neppure l’obiettivo di andarlo a cercare o di accertarsi vagamente se esista o meno. Come qualsiasi rozzo maschilista, fiero della conquista e incurante del piacere altrui. Tuttavia rinfaccia di averlo, e di usarlo impropriamente, a una donna del suo movimento: come se questa “razza inferiore” (secondo il credo di qualsiasi antistorico discriminatore di genere) trovasse la felicità esclusivamente nei meandri del proprio fisico. E la strumentalizzasse a favore della notorietà e dell’immagine pubblica, invece di starsene a casa a fare politica seduta al computer. Ha fatto bene la Salsi a reagire offesa e a stigmatizzarlo. Mostrandosi delusa e indignata per l’uscita sgradevole e di pessimo gusto del “capo”. Uno stile espressivo, quello di Grillo, che schernisce e mortifica l’altro; pur screditando, alla fine, se stesso. Se non altro perché l’intolleranza è un segnale d’impotenza, capace tuttavia di dare origine a linciaggi. In un’azienda e in altri luoghi, che non siano quelli impuniti della protesta populistica, un frasario simile sarebbe potuto essere l’oggetto di una denuncia per molestie sessuali. Infatti, un palpeggiamento al corpo, considerato reato dalla Cassazione penale, è molto meno umiliante di una locuzione che degrada il pensiero di una donna a un organo sessuale: quella frase ha la violenza di uno schiaffo al cervello e la morbosità di una manipolazione alla dignità femminile. Se poi quella di Grillo voleva essere una battuta da comico, è di pessimo gusto: come se si dicesse di lui che le sue continue esternazioni altro non sono che l’espressione del piacere di un onanista ossessivo, che si esibisce con “voluttà” e a favore di un pubblico incapace di capire e di giudicare. C’è chi considera Grillo un rivoluzionario idealista e chi invece, come me, lo ritiene un estremista arrabbiato per niente idealista; ma, anzi, capace, come Robespierre, di applicare le leggi del terrore prima di tutto ai suoi seguaci. Rivoluzionario per rivoluzionario, mi piace ricordare al Grillo–Pinocchio che Che Guevara ha detto: “O siamo capaci di sconfiggere le idee contrarie con la discussione, o dobbiamo lasciarle esprimere” (anche a Federica Salsi, persino se partecipa a Ballarò).