Caro noioso ex,,basta sms. Ma vuoi smetterla una volta per tutte? Ci siamo lasciati. Abbiamo deciso, consapevolmente, che la nostra storia è finita. Non hanno alcun significato questi incessanti e inesorabili tuoi sms, tutti più o meno dello stesso tenore, cioè “mi manchi”. Se non mi apparissero così piagnucolanti e se non mi dessero ogni volta il senso sconfortante della tua pusillanimità, ti chiamerei persino. Ti ricorderei che ci siamo lasciati per la tua imbarazzante tendenza al bracconaggio sessuale. Ti farei anche notare che, dopo il quinto perdono, la mia dignità non avrebbe più un nome. Tornerei quasi volentieri, però, sulle barricate delle nostre discussioni, per riprendere gli argomenti che tu dicevi ti avevano sfinito al punto da indurti a cercare la leggerezza di altre donne. Per esempio, ti direi del piacere e della fatica di costruire insieme se stessi e la vita, senza lasciarsi distrarre dalle suggestioni devianti destinate a intrappolare l’uno o l’altra della coppia. Sbotterei per l’ennesima volta nel sentirti proclamare che l’amore si esprime nell’accettare i difetti e gli errori dell’amato. Chiamali errori, le tue relazioni stagionali, ripetitive e devastanti. Ti urlerei a gran voce che cantonate e sbagli non devono ricadere sull’altro e fargli male sistematicamente. Tutti abbiamo pecche, prendiamo abbagli, creiamo equivoci e ci mancherebbe altro che innamorandosi di qualcuno non ne mettessimo in conto gli aspetti negativi. Anzi, una delle mie tesi sul punto è proprio quella di credere fermamente che un amore cieco valga molto meno di un amore ipermetrope. E che la prova d’amore vero consista nel diventare consapevoli delle proprie caratteristiche negative, per tenerle sotto controllo ed evitare di nuocere a chi diciamo di amare. E’ troppo comodo considerare chi ci ama un bidone della spazzatura, per buttarci dentro tutto quello che non riusciamo a fare bene, o un sacco per pugili da usare quando la frustrazione è insostenibile. Forse è anche questo l’amore. Ma non solo questo. Giocherei ancora con le parole per sostenere che nella coppia non ci si debba sopportare, bensì supportare. Aiutarsi reciprocamente a crescere e migliorare, a volte persino un po’ cambiare, invece di essere sempre bonariamente contenti di se stessi. E credere che l’altro ci debba accettare purchessia, solo perché un giorno ci si è detti “ti amo”. Aggiungerei che il supporre, cioè l’immaginare, lo sperare, in sostanza il pretendere, la dovuta indulgenza dell’altro è da deficienti, soprattutto dopo l’ennesima ripetizione dello stesso errore. Chi ama, invece, pre – suppone, cioè prevede, immagina prima, le conseguenze e gli effetti sull’amato dei propri comportamenti. Se lo conosce, naturalmente. Se lo rispetta. Se lo ha visto come persona meritevole di attenzioni e di riguardi. D’amore, insomma. Giacché l’amore non ha alcun senso se non onora l’oggetto amato con lo sguardo privilegiato.,Ma che cos’è secondo te l’amore? E’ istinto sessuale? E’ voglia di tenerezza? E’ bisogno irrinunciabile di una persona? Dunque, che cosa ti manca? Forse ti manco io vitale e decisa. Pesante a tal punto che un tempo ti sei convinto dell’opportunità contraria, e cioè che il meglio sia il vuoto, la fatuità, l’incostanza. In effetti sei fatto così: sei attratto morbosamente da ciò che non hai e non vedi, perché non sai lasciarti affascinare dal piacere di osservare e raccogliere nell’anima il luogo abitato, vissuto, costruito. Non conosci la dolcezza della memoria emotiva, la poesia di rifinire l’opera compiuta, l’entusiasmo di migliorare. Ma non sei un esploratore curioso del nuovo, sei solo superficiale e capriccioso, hai la sindrome dello zapping, sei incapace di trattenere ciò che hai conquistato. Infatti senza di me, definita spesso la zavorra della tua creatività e il macigno oppositivo alla conoscenza della tua anima e del diverso, cosa fai? Non sei allegro. Non procedi oltre, non elabori alternative. Sei nello stagno del ricordo e del pentimento. Non credo del rimpianto e del rimorso, perché non sei così sensibile. E ora mi appari senza emozioni né tensioni. Senza idee né progetti. Senza niente. Sei recluso tra le mille strade della libertà; troppe perché tu abbia l’ardire di sceglierne almeno una. E così finisci con il mandarmi giorno e notte il medesimo, ripetitivo, triste riconoscimento della tua inutilità: “mi manchi”. Quasi un ossessivo, autistico, gesto per resuscitare le pulsioni vitali e farti uscire dal coma esistenziale in cui ti sei ficcato. E’ imbarazzante pensare che tu possa credere, per di più, di trovarmi pronta, come se nulla fosse stato, ad applaudire un povero, noioso autolesionista. Il più grande esperto della conquista seriale fine a se stessa. Un uomo generico e informe, se valido per tutte. La chiave universale per i camerieri degli alberghi.,A me non manchi proprio per niente. Anzi. Ho scoperto la libertà della vita senza di te. Il gusto di svegliarmi al mattino senza occuparmi, e preoccuparmi, del tuo umore. Sempre uguale. Depresso. Un uomo liquefatto. Un motore diesel col serbatoio agli sgoccioli. Prima di tre caffè non ti si poteva parlare, se non tra grugniti e smarrimenti. Ho ritrovato ora il piacere della libertà di orari, non più imprigionata negli obblighi del pranzo e della cena quando volevi tu. Mi sveglio e sono felice – ogni tanto e solo quando voglio io – di scoprire accanto a me un turbo a diecimila giri e col pieno di benzina. Finalmente il divertimento di vestirmi seguendo la mia indole e non le tue fissazioni borghesi legate all’età e alla situazione sociale. La soddisfazione di parlare con chiunque spontaneamente, senza dovermi trattenere per timore delle tue critiche. La gioia appagante di dilatare i miei giorni di vacanza e di usarli anche per lavorare, assaporando piacere e dovere, allegramente mescolati nel disordinato alternarsi della mia voglia e non più mortificati dalle tue fissazioni sull’ordine e sull’equilibrio.,Per anni ho cercato di essere come tu mi volevi: tranquilla, organizzata e pronta a perdonare. Sai cosa ti dico? Mi stavo annoiando di me stessa, ancor più che di te.,Voglio essere sincera fino in fondo però, come mi piace fare, come mi dicevi, ti dà un fastidio insopportabile. In realtà mi manchi. Solo qualche volta, ma mi manchi. Quando devo scaricare le valigie, portare i sacchetti del supermercato, aprire il vasetto della marmellata.,Se ti piace fare questo per me, ti chiamerò, in caso di necessità. Ti manderò un messaggino sul cellulare, scrivendoti “mi manchi”. Capirai?,La tua felice ex.,