Embrioni crioconservati, un figlio nato per egoismo della donna e non per amore

Di Annamaria Bernardini de Pace

L’ideale, per un bambino, è nascere nella gioia e nello stupore; ma anche nella gratitudine verso la vita, da parte di due genitori che l’hanno fortemente, insieme, desiderato e voluto. Peraltro, ci sono anche bambini che nascono nel dolore, bambini che nascono già orfani, bambini mai nati perché crioconservati all’infinito e addirittura bambini uccisi prima di nascere. Tutto è lecito e consentito dalla legge. Tuttavia, dal punto di vista morale e affettivo, ma anche nella visione giuridica del problema, si possono fare molte osservazioni e si possono assumere posizioni diverse, a volte opposte. Per esempio, il giudice di Santa Maria Capua Vetere, per la prima volta in Italia, ha autorizzato una moglie separata a farsi impiantarecontro la volontà del marito – gli embrioni che un tempo, quando la coppia viveva d’amore, erano stati, d’accordo entrambi, crioconservati. 

Io non trovo giusta questa decisione, perché mi sembra che risponda esclusivamente all’egoismo della donna e non all’interesse del bambino che dovrà nascere. Non sarà certo un bambino che nascerà nella gioia e nello stupore, non sarà un bambino con la bigenitorialità presente e consapevole, sarà un figlio che conosce prima il conflitto che non la sintonia dei propri genitori. In sostanza, appunto, un figlio non nato per amore, ma per egoismo. Nato dal gelo e non dal calore. Un figlio che comunque avrà diritto al contributo economico e all’eredità del padre “negazionista”. Si dirà “quanti ce ne sono?” Può essere vero, ma senza la patente del Giudice, e soprattutto non in nome del popolo italiano. Speriamo che la madre, non potendo offrigli l’affetto del padre, gli offra almeno la stabilità economica e lo sguardo generoso sulla vita. Alcuni possono dire che, a tutela della dignità dell’embrione, bisogna farlo nascere e non distruggerlo o non continuare a tenerlo nel limbo dell’incertezza tra la vita e la morte. E per di più, c’è il fatto che la legge dichiara irrevocabile il consenso prestato dai “genitori”, dopo la formazione dell’embrione. 

Io trovo, invece, che far nascere questo bambino sia, non tanto una violenza contro il padre solo biologico, perché non partecipe né con la testa né col cuore, ma anche una violenza contro il bambino stesso. Si dice del figlio di chi si separa, magari dopo anni di matrimonio, amore e accudimenti da parte di entrambi, “povero, è figlio di separati”. Cosa si dirà di questo bambino, orfano d’amore prima ancora di nascere? Quello che si dice di tutti i bambini abbandonati dal padre o di quelli che nascono tramite fecondazione eterologa, senza che ci sia un padre, per decisione della sola madre. 

E’ vero anche che, se il padre fosse morto, e la madre avesse voluto la gravidanza con gli embrioni crioconservati, nessuno si sarebbe scandalizzato. Anzi molti avrebbero trovato l’idea della mamma poetica e di grande forza personale. Però è molto diverso vivere nel ricordo di un padre mai visto e raccontato dagli altri o con la presenza/assenza di un padre fortemente contrariato dall’attuazione (per di più giudiziaria) del progetto della moglie separata.

C’è chi dice, invece, apprezzandolo, che il giudice di Santa Maria Capua Vetere abbia superato tutti i pregiudizi contro le madri singole, dando predominio al diritto assoluto della donna di usare gli embrioni. Esattamente come la donna ha il diritto di decidere, da sola e anche contro la volontà del partner, se abortire o tenere in vita il figlio. Io ho combattuto perché ci fosse una legge a tutela della libertà di scegliere di abortire e a tutela sanitaria della donna che voglia farlo, ma sono fortemente anti-abortista, perché una volta che la vita respira nella pancia della mamma, trovo dolorosissimo e ingiusto spegnerla.

Diverso è l’embrione crioconservato nel quale non c’è ancora il respiro della vita. Comunque sia, con la legge ormai orientata a considerare uomo e donna con pari dignità giuridica e genitori solidali, con gli stessi poteri, non mi sembra giusto che prevalga questo diritto categorico e intoccabile della donna di decidere, solo lei, e soprattutto se il partner é di parere contrario, quando abortire e quando impiantarsi gli ovuli crioconservati.


Senza dimenticare che la violenza più grande che può subire un uomo da una donna, è trovarsi genitore a propria insaputa, perché la donna ha mentito sull’uso dei contraccettivi. E’ una violenza che dura tutta la vita, per chi un figlio non avrebbe mai voluto averlo. Soprattutto con quella donna infida.
Certo, anche trovarsi padre per ordine del giudice, non deve essere meno traumatico. Chiediamoci, alla fine, che cosa si direbbe se un uomo, rimasto vedovo o separato, che, per soddisfare il proprio desiderio di paternità, fosse autorizzato dal giudice a far impiantare gli embrioni, un tempo crioconservati con l’accordo della moglie, su di un’altra donna? La legge sarebbe uguale per tutti?