Di Annamaria Bernardini de Pace
Tutti ne parlano, ma pochissimi hanno capito quali siano i problemi che fanno discutere. Peraltro, non si sa chi abbia letto il testo. Mi riferisco al disegno di legge Zan, da molti – anche politici – definito malamente “decreto”. Dunque, questo disegno di legge contiene “misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”.
In sintesi: all’art. 1 si definisce cosa siano il sesso, il genere, l’orientamento sessuale, l’identità di genere. L’art. 2 modifica l’art. 604 del cod. pen., che già punisce i comportamenti d’odio e discriminazione, aggiungendo le definizioni del Ddl Zan alle altre tipizzazioni di vittime di questi reati. Così come l’art. 3. L’art. 4 dice che “sono fatte salve la libera espressione di convincimenti e opinioni, nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee”. L’art. 5 coordina aspetti tecnici del codice e della possibile nuova legge, come l’art. 6. L’art. 7 riconosce la giornata contro l’omofobia e promuove iniziative per le scuole e per gli uffici. Gli articoli dall’8 al 10 puntano a rafforzare la consapevolezza sugli atti discriminatori.
Ora, mi inquieta che, per approvare una legge contro i crimini d’odio, i partiti abbiano messo in campo tanto odio e tanta capacità discriminatoria tra di loro. Come se non avessero ben capito il senso di quello che stanno facendo. Possibilità non peregrina, in verità!
Ma ciò che più mi impressiona è che un po’ della destra, dopo avere combattuto a gran voce la legge in sé, ritenendola inutile, incredibilmente ha dichiarato di essere pronta ad accogliere il contenuto integrale della legge, purché senza gli articoli 1, 4 e 7. Il buon, già democristiano, Letta, però, si è opposto con tutte le forze, dichiarando, più o meno, “o tutto o niente”. Il che è molto strano per il noto spirito democristiano, da sempre con la vocazione di mediare; ma è soprattutto strano che un democristiano difenda così duramente una legge certamente più nelle corde di chi è da sempre di sinistra.
Per di più, tutta questa discussione è avvenuta al Senato dopo che la legge era stata approvata alla Camera. Se ha un senso la discussione al Senato, dopo il placet della Camera, è perché non si può abdicare alla funzione parlamentare. È una legge di importanza storica, alla necessità della quale credo fermamente. Però, le nostre Camere devono legiferare componendo, una dopo l’altra, interessi opposti; come sono gli interessi di tutta la nazione rappresentata, spesso con percentuali differenti, dai partiti politici nei due rami del Parlamento. E, purtroppo, la maggioranza parlamentare, ora non è la maggioranza della nazione per quanto riguarda idee e interessi. Perché il confronto tra i partiti non deve essere più misurato e nel rispetto del mandato di ciascuno? Perché una legge, che pure ha avuto l’approvazione della Camera, non deve poter essere modificata nell’evidenza di una differente maggioranza al Senato? Quali sono i punti di scontro?
In particolare, l’art. 1, l’art. 4 e l’art. 7. Senza i quali, o modificando i quali, la legge, secondo la maggioranza di destra, potrebbe essere varata in tempi brevissimi. Ma Letta non vuole. Perché l’art. 1 non piace a tutti? L’art. 1, tra le varie definizioni, recita che “per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé, in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”. Al contenuto di questa seconda parte anch’io sono contraria: infatti, accettandola, è possibile che, surrettiziamente, si stravolga la legge 164/82, quella che definisce esattamente il percorso della transessualità. Con il Dddl si potrebbe persino autocertificare il genere di appartenenza, anche modificandolo nel corso della vita. Senza controllo di medici, psicologi e giudici, senza terapie e perizie. Su questo punto, è indispensabile un dibattito pubblico che coinvolga, invece, medici, psicologi, psichiatri e giudici. E si vedrà se modificare, o no, la legge 164. Con l’eliminazione dell’inciso sulla percezione dell’identità e i suoi complicati effetti, si troverebbe l’accordo di tutti i partiti. Perché, allora, continuare a combattere all’insegna del proprio personalismo, anziché assicurare alle persone omosessuali e transessuali l’indispensabile tutela?
Non riesco poi a capire perché si possa considerare reato d’opinione l’art. 4, e su questo, quindi, è la destra a dover cedere e non fare come Letta sull’art. 1: è evidente che la libertà di opinione è assolutamente salvata. Se, poi, capita il solito magistrato che interpreta nel proprio, purtroppo libero, convincimento in modo diverso, è con lui che ce la prenderemo e non col Ddl Zan. Quanto poi alla propaganda nelle scuole, una sorta di incontro nello scontro tra Letta e Salvini potrebbe essere nello specificare come facoltativa l’educazione alla non omotransfobia nelle scuole. O, trovare una soluzione come quella dell’ora di religione.
Peraltro, si dovrebbe parlare più di diritti che di reati, come invece si è finito col fare; inoltre, sarebbe bene trascurare l’inasprimento delle pene, o evitare il carcere, in uno Stato come il nostro nel quale le carceri fanno orrore per organizzazione e per assembramenti.
Sarebbe, infatti, meglio introdurre pene pecuniarie altissime, da sostituire, eventualmente, con pesanti lavori di utilità sociale. O no? Modificando queste poche cose, si farebbe l’interesse di tutti, senza litigi, ma proteggendo le vittime e sanzionando i carnefici.
Dobbiamo sbrigarci, però. Il Parlamento europeo ha iniziato, infatti, ad approvare sin dal 2004 risoluzioni con le quali raccomanda agli Stati membri di “adottare legislazioni penali che vietino l’istigazione all’odio sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere”. La più severa è stata la Svezia. Mentre, Francia, Spagna e Germania, per esempio, sono sostanzialmente in linea con il Ddl Zan. Perché in Italia dobbiamo distinguerci sempre per la litigiosità non produttiva? Quante sedute dobbiamo ancora vedere nel Parlamento come quella imbarazzante dell’altro giorno? Aveva ragione Letta, il quale critica il passo indietro della destra, dimentica di avere approvato alla Camera? O avrà ragione Salvini, affermando sicuro che, se la legge sarà affossata, sarà colpa della sinistra? Sembra che l’ago della bilancia sarà Renzi, il quale, comunque sia, ha tra le sue fila Scalfarotto, che, per primo, ha elaborato un Ddl contro l’omotransfobia, quando ancora era nel Pd, e ora, dal partito di Renzi, è firmatario anche del Ddl Zan.
O, alla faccia dei diritti civili, tutti, senza discriminazioni, ma con un po’ di odio, stanno facendo il loro gioco elettorale?